Una crisi, quella esplosa in Afghanistan in maniera apparentemente improvvisa, figlia in realtà degli eventi che hanno segnato la politica internazionale nel recente passato. E che ha confermato come “la democrazia si costruisce in loco, non si esporta come fosse un McDonald’s”. Evidenziando allo stesso tempo il ruolo estremamente marginale dell’Italia sullo scacchiere, relegata a “una centralinista”. Parole di Giulio Tremonti, l’ex ministro dell’Economia ed economista che in un’intervista rilasciata alla Verità ha scelto parole durissime per analizzare il peso specifico del nostro Paese.
“In generale – ha spiegato Tremonti – ciò che impressiona è il distacco dalla realtà dell’intera leadership occidentale. Il communiqué che ha chiuso il G7 il 13 giugno scorso sembra il diario di un gruppo di turisti in un villaggio vacanze: turisti della storia. Esteso su 70 punti, sintetizza il terzo mondo su una mappa: su questa mappa, al punto 57, c’è anche l’Afghanistan. Vi si esprime la determinazione a mantenere il supporto al governo afghano. Si era a giugno: due mesi dopo, la verità. Il crollo di un governo fantoccio e corrotto e la dissoluzione dell’esercito”.
In un mondo che sta passando “dal global order al global disorder su un arco di crisi reali o potenziali”, in un “caos che non sarà limitato alla geopolitica ma si estenderà anche all’economia e alla finanzia”, secondo Tremonti per l’Italia non si prospetta un futuro roseo, almeno nel breve periodo: “Ho l’impressione che il governo italiano non abbia grandi chance per andare oltre il ruolo di centralinista. Servirebbe un leader politico vero, connesso con i sentimenti del popolo”.
“Il Parlamento – ha concluso Tremonti – essendo diviso non ha forza per esprimersi su temi essenziali, come i vaccini. Non agisce sulle questioni di sostanza perché non ha una maggioranza. Oggi il rischio è l’avvio della fine del sistema parlamentare. Mettiamola così: questo esecutivo non ha il Green pass per il governo”.
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