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Torna la leva militare obbligatoria in Europa e anche l’Italia ci pensa: cosa sta succedendo (e perché)

Pubblicato il 18/02/2023 08:38

In Europa può tornare davvero la leva obbligatoria? Può sembrare un’esagerazione, ma qualcosa da mesi si sta in effetti muovendo. Leggere per credere le dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore da alcuni politici particolarmente in vista. Il nuovo ministro tedesco della Difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius, è intervenuto a sorpresa sull’argomento, sostenendo che “abolire la leva sia stato un errore”. Parole che sono subito state rilanciate da Matteo Salvini, che a sua volta insiste da tempo su questo punto e che a sottolineato ancora una volta come il servizio militare sarebbe un passaggio importante per fornire disciplina, regole e doveri ai cittadini del domani. Ignazio la Russa, presidente del Senato, ha a sua volta annunciato nelle scorse settimane un disegno di legge che dovrebbe includere, se non sarà rivisto, “una mini-leva obbligatoria di 40 giorni” allo scopo di insegnare senso civico e amore per la patria. Come spiegato da Sky Tg24, quella di un ritorno al passato non è dunque soltanto una vaga ipotesi. (Continua a leggere dopo la foto)
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Forse l’idea di reintrodurre la cosiddetta naja era già da tempo nella testa di alcuni politici. Forse è stata la guerra in corso in Ucraina ad accelerare i tempi. Fatto sta che l’argomento è ormai dibattuto in ogni Paese del Vecchio Continente. Proviamo allora a fare chiarezza su quanto sta accadendo nei singoli Stati. Grecia, Lituania e Danimarca non hanno mai definitivamente abolito la leva militare obbligatoria, mentre in Lettonia tornerà presto in vigore. Altrove si ragiona sull’opportunità o meno di ripristinarla. (Continua a leggere dopo la foto)

Le modalità adottate in questi Paesi sono piuttosto simili e arrivano a toccare, complessivamente, i 12 mesi di servizio. In Danimarca si discute in questi giorni dell’opportunità di introdurla anche per le donne, mentre la Svezia ha seguito una via più originale: ogni anno vengono scelti in maniera casuale 5 mila diciottenni che saranno impiegati in un’esperienza di formazione dalla durata di 11 mesi. (Continua a leggere dopo la foto)

Il modello svedese piace all’Olanda, che ha annunciato di valutare attentamente la possibilità di muoversi nella stessa direzione. La Polonia, invece, ha deciso di sostenere un programma di riarmo senza però introdurre obblighi per i giovani, nella convinzione che costringere delle persone ad avvicinarsi al mondo militare non sia utile e, anzi, forse controproducente.

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