C’è un mondo della politica che continua a raccontarci, giorno dopo giorno, delle terribili responsabilità dei non vaccinati nella difficile gestione della pandemia. In particolare, gli italiani che rifiutano ancora i farmaci anti-Covid vengono facilmente identificati come “colpevoli” dell’intasamento dei reparti di terapia intensiva, nonostante testimonianze che sottolineano come anche chi ha ricevuto due o tre dosi finisca, purtroppo, in ospedale. Ma per capire davvero come stanno le cose, non c’è esercizio più utile che riavvolgere di qualche anno le lancette dell’orologio e dare un’occhiata a cosa accadeva in Italia all’inizio del 2018, quando ancora l’emergenza sanitaria non era esplosa.

Prendere, per esempio, un articolo del Corriere della Sera datato 10 gennaio 2018 dal titolo “Milano, terapie intensive al collasso per l’influenza: già 48 malati gravi molte operazioni rinviate”. All’interno, la giornalista Simona Ravizza spiegava: “Numeri record. Le complicazioni dell’influenza, soprattutto le polmoniti, mandano in crisi le rianimazioni: 8 i casi di malati gravi ricoverati da Natale a oggi nelle terapie intensive di Policlinico, San Raffaele, San Gerardo di Monza e San Matteo di Pavia, gli ospedali di riferimento in Lombardia per l’uso dell’Ecmo, il macchinario che si sostituisce ai polmoni”.

“I problemi si accavallano: difficoltà ad accogliere nuovi pazienti – spiegava l’articolo del Corriere – rinvio degli interventi chirurgici programmati e prenotazioni sospese per i posti letto delle rianimazioni destinati ad accogliere i malati dopo le operazioni, turni straordinari (gratis) per medici e infermieri richiamati dalle ferie”. Una situazione definita “grave”, con gli ospedali costretti a chiedere l’aiuto dell’assessorato alla Sanità e le testimonianze di chi, in prima linea, si trovava a combattere una difficilissima battaglia: “Il rischio di rinvio degli interventi chirurgici elettivi per pazienti che necessitano di assistenza postoperatoria in terapia intensiva è un problema all’ordine del giorno. I pazienti con polmonite grave e complicazioni importanti determinate dal virus dell’influenza stanno occupando ben un quarto dei nostri 21 posti letto”.

Un dramma accompagnato, all’epoca, dall’emergenza sangue, con il virus influenzale “che impedisce a molti donatori di recarsi nei centri di raccolta”. Anche nell’occasione si sottolineava, tra le polemiche e le proteste degli utenti sui social, come i tagli alla sanità fossero di colpo emersi in tutta la loro grave portata. All’epoca, la colpa non era però dei non vaccinati, ma di uno Stato che continuava a non garantire la necessaria assistenza ai cittadini, investendo male e altrove i soldi pubblici. Oggi, di colpo, gli unici responsabili per le difficoltà degli ospedali sono loro, gli italiani senza ancora le tre dosi. Una lettura che continua a fare acqua da tutte le parti.
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