Stop alla produzione per 30 giorni, a cavallo tra dicembre e febbraio, per razionare il consumo di energia elettrica. Questo il piano che il governo sta valutando per affrontare l’inverno, uno scenario che fino a qualche mese fa poteva sembrare fantascientifico e che invece, stando a quanto rivelato dal Messaggero, potrebbe prendere forma a brevissimo. La misura scatterebbe nel caso si renda necessario un’interruzione obbligatoria dei consumi del sistema industriale, a causa del venir meno del gas russo. Il testo sarebbe già finito sul tavolo del ministro della Transizione Ecologica uscente Cingolani, che si confronterà in merito con il suo successore non appena il centrodestra avrà presentato ufficialmente il nuovo esecutivo. (Continua a leggere dopo la foto)
Il punto di partenza è il regolamento europeo (approvato nel luglio scorso) nel quale è stabilito che ogni Stato riduca in modo volontario del 15 per cento, tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023, la propria domanda di gas. Il termine di confronto è il consumo medio degli ultimi cinque anni, ma la riduzione diventerebbe obbligatoria (anche se con deroghe ed esenzioni) nel caso scattasse lo stato di allerta a livello europeo. (Continua a leggere dopo la foto)
Un piano che, ovviamente, ha messo in agitazione il mondo industriale, al lavoro per non farsi trovare impreparato in caso un’eventualità del genere dovesse realmente realizzarsi. Confindustria, in collaborazione con Snam, ha predisposto un questionario inviato alle imprese. Le risposte, raccolte alla fine del mese di settembre, sono la base per il completamento del piano di emergenza. Dai dati emerge che il periodo più delicato è gennaio, mese nel quale si registra il maggiore consumo e c’è anche la maggiore probabilità che si verifichi la giornata di punta dell’intero anno. (Continua a leggere dopo la foto)
Due i possibili scenari ipotizzati: interruzione totale del gas russo a partire dal prossimo primo novembre oppure dal primo gennaio 2023. Nel primo caso, che comporterebbe una riduzione di volumi di 6,45 miliardi di metri cubi, c’è il rischio che le misure già prospettate dal ministero della Transizione ecologica non funzionino al 100 per cento. Quuesto si tradurrebbe, in caso di interruzione obbligatoria dei consumi del sistema industriale, in 31 giornate di razionamento dei consumi.
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