A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina. La famosa frase di Andreotti, divenuta nel tempo una vera e propria massima del potere, si adatta alla perfezione a quanto è appena avvenuto a Mediaset. Come tutti sappiamo, Mario Giordano dirige ormai da anni il programma di successo “Fuori dal Coro”, una trasmissione che interpreta il giornalismo nell’unico modo possibile: quello di informare senza riguardo per i potenti o per i poteri. “Il giornalismo o da fastidio o è intrattenimento”: questa massime fondante del giornalismo è interpretata alla perfezione dall’irriverente conduttore. Le vicende del vaccino contro il Covid, gli effetti indesiderati di questo, il Green pass, le abusive sospensioni di lavoratori non vaccinati e tanti altri angoli bui del diritto e della libertà, sono stati presidiati da Mario Giordano in modo impeccabile, ma questo non deve esser piaciuto ai “padroni del vapore”. (Continua dopo la foto)
Ancora ieri il conduttore di “Fuori dal Coro”, tuonava, con assoluto sprezzo del pericolo, dalla pagina Facebook del programma: “Sappiamo ancora poco del neo ministro della Salute, Orazio Schillaci, ma una cosa vogliamo dirgliela: basta con il modello Speranza. Dimostri di essere diverso: via l’obbligo vaccinale e le sospensioni”. Ma il giornalista, appena poche ore dopo questa diretta, si vedeva recapitare dalla dirigenza Mediaset una mail di sospensione (ma in realtà dovremmo parlare di interruzione anticipata) per tre mesi di “Fuori dal Coro”. Il programma scomparirà da Rete 4 il prossimo 15 novembre (invece che il 13 dicembre come originariamente previsto). In teoria il ritorno sarebbe previsto dopo tre mesi, il martedì 14 febbraio 2023, ma in pochi credono che così sarà. Le motivazioni dell’azienda sono ovviamente tecniche, (Continua dopo la foto)
Dall’omertà che ha circondato e circonda i danni collaterali da vaccini anti covid, abbiamo imparato che non c’è mai “un nesso causale”. E così i dirigenti dell’azienda di proprietà di Silvio Berlusconi e dei suoi figli si sono subito affrettati a chiarire che si tratta di questioni tecniche ed economiche: il programma sarebbe iniziato prima del solito e comunque avrebbe un costo troppo elevato. Ma la verità è che, in un momento di rinnovato conformismo, in cui la destra e la sinistra italiana si sciolgono in un abbraccio che porta il nome di “Agenda Draghi”, un guastafeste in meno può far comodo. I naviganti sono avvisati, “i nuovi capi, facce serene e camicie intonate alla cravatta”, questa volta non sembrano intenzionati a fare prigionieri…