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“Segnalate, perquisite e sbattute in cella come le peggiori criminali”, la testimonianza delle due sorelle alla manifestazione No Green Pass

Pubblicato il 09/11/2021 10:53

Di seguito riportiamo la lettera che hanno inviato alla redazione de ilParagone due sorelle per raccontare la loro terribile esperienza durante la manifestazione di protesta contro il Green Pass avvenuta il 6 novembre a Milano.

“Carissimo Senatore Paragone,

Le scrivo per segnalare un fatto gravissimo accaduto durante la manifestazione in oggetto. Forse avrà già avuto notizie in merito, si tratta del caso di due sorelle arrestate a fine manifestazione a Milano.

Nello specifico a fine manifestazione quando la polizia ci ha accercchiati impedendoci di andare via bloccando l’incrocio via Anfossi con via Scesa ad un certo momento una parte di persone ha accettato di farsi schedare, altre sono state fatte uscire senza guardare i documenti e i pochi altri rimasti, tra cui io e mia sorella, sono state portate via con la forza senza aver commesso alcun reato.

In questura è stato anche peggio perchè siamo state identificate, segnalate, perquisite e sbattute in cella come le peggiori criminali a questo va aggiunto che siamo state strattonate, malmenate, minacciate e a mia sorella prima di entrare, spontaneamente, nella volante la dirigente le ha quasi rotto una mano cercando di prenderle il telefono dalle tasche con la forza.

Siamo scioccate e ci sentiamo violate in ogni diritto possibile e immaginabile, Le giro anche un audio dal quale potrà evincere anche il nostro stato psicologico. Scusi lo sfogo ma il senso di impotenza è immenso e non siamo neanche nella condizione di poter pagare un avvocato visto il numero di reati che ci sono stati ascritti e il legale d’ufficio che ci hanno assegnato ci ha già etichettato come NO VAX.

Siamo alla follia, Le chiediamo solo, se può, diffondere questo sfregio alla costituzione ma prima ancora alla persona umana visto che Lei è l’unico politico rimasto dalla nostra parte. Grazie
Con grande Affetto M.Giovanna C. e Carmela C.”

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