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Paragone promuove e firma l’appello contro l’azione disciplinare della poliziotta Schilirò

Pubblicato il 28/09/2021 09:10 - Aggiornato il 28/09/2021 16:43

È stato formulato un appello rivolto Al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al Ministro dell’Interno, dott.ssa Luciana Lamorgese, per interrompere il procedimento nei confronti della poliziotta Alessandra Schilirò, messa sotto accusa per essere intervenuta a sostegno dei No Green Pass. Tra i promotori e primi firmatari dell’appello lanciato su Byo Blu anche il leader di ItaleExit Gianluigi Paragone. Si legge: “Nunzia Alessandra Schilirò, vicequestore di Roma che può esibire una fulgida carriera costellata di attività meritorie nel contrasto alla criminalità, con molti casi risolti di femminicidio, è sotto azione disciplinare da parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. La celerità nel rispondere, con durezza, al “delitto” della Schilirò è pari solo alla prudente lentezza con cui lo stesso Ministero ha reagito, nel recente passato, ai rave party all’insegna dell’illegalità o allo sfruttamento dell’immigrazione. Evidentemente, Nunzia Alessandra si è macchiata di un’illegalità ben più grave, di un crimine addirittura intollerabile agli occhi di chi gestisce le forze dell’ordine e la pubblica sicurezza in Italia”. Quale? (Continua a leggere dopo la foto)

“La dottoressa Schilirò ha semplicemente esercitato, da privata cittadina, alcuni diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione: 1) il diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi di cui all’art. 17 della Costituzione; 2) Il diritto di associarsi liberamente di cui all’art. 18 della Costituzione; 3) il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione di cui all’art. 21 della Costituzione; 4) il diritto concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale di cui all’art. 49 della Costituzione.
Nessuno di questi diritti può essere conculcato, qualunque sia la condizione personale del soggetto che abbia deciso di esercitarli. E ciò in base ad un’altra norma basilare, l’articolo 3, secondo cui tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione, tra l’altro, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. L’attacco politico, mediatico e amministrativo in atto nei confronti del vicequestore di Roma è tanto più grave in quanto non va solo a colpire un comune cittadino, mettendolo alla gogna per aver espresso le proprie legittime opinioni ma – peggio – punta a censurare e ridurre al silenzio un servitore dello Stato che ha adempiuto a un preciso dovere contemplato dalla stessa Costituzione italiana su cui ha giurato: il dovere di difendere la Patria (“sacro dovere del cittadino” secondo l’articolo 52) e di adempiere ai propri “doveri inderogabili di solidarietà politica e sociale” di cui all’articolo 2″. (Continua a leggere dopo la foto)

“Ebbene, mai come in questo preciso momento storico il nostro Paese ha avuto bisogno di essere difeso dagli attacchi che i valori fondanti della nostra Costituzione stanno subendo. Ormai, un numero sempre più nutrito di persone comuni, ma anche di intellettuali impegnati, avverte l’urgenza improcrastinabile di interporre una barriera di libertà contro la deriva liberticida e autoritaria in atto. Queste persone gremivano la piazza dove ha parlato il vicequestore e rappresentavano — anche a beneficio di chi non poteva o non voleva esserci — un’Italia che non ha nessuna intenzione di desistere, ma ha tutte le intenzioni di resistere. La qualifica e il ruolo rivestiti dalla dottoressa Schilirò, dunque, non solo non dovrebbe costituire un motivo di imbarazzo per l’amministrazione da cui la medesima dipende, ma dovrebbe semmai costituire una ragione di orgoglio e un motivo di vanto per tutti i suoi colleghi e per tutti gli italiani. Onore e solidarietà a Nunzia Alessandra Schilirò, per il suo esempio, per il suo coraggio, e soprattutto per incarnare i supremi valori della nostra Costituzione in un momento in cui essi sono massimamente in pericolo”. (Continua a leggere dopo la foto)

“I cittadini qui elencati in calce chiedono pertanto che i diritti costituzionali del vicequestore Nunzia Alessandra Schilirò vengano rispettati e che qualsiasi procedimento alla sua persona di tipo disciplinare, amministrativo o penale venga immediatamente sospeso in quanto discriminatorio, illegittimo e lesivo — esso sì — dell’immagine dello Stato e del Ministero a cui il vicequestore fa capo. Dov’è infatti il confine tra critica lesiva del decoro e la semplice espressione di pensiero del cittadino-poliziotto? La lenta, ma progressiva erosione del diritto di esprimersi, sta diventando una frana inarrestabile che va ad influire direttamente sull’uomo e sulla donna che indossano una divisa. Il moltiplicarsi delle occasioni di espressione del proprio pensiero, invece di rendere gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine più liberi, li sta rendendo muti, prigionieri di quel ruolo che la Costituzione intendeva di primordine: servire lo Stato. Quasi due secoli fa il filosofo e scrittore statunitense Ralph Waldo Emerson, al riguardo, efficacemente scriveva (siamo nel 1800 …!): ‘Il mondo per il non conformismo ti flagella con la sua propria ira, perché esso è per il volgo'”. (Continua a leggere dopo la foto)

Primi firmatari: Carlo Freccero Gianluigi Paragone Claudio Messora Francesco Donato Daniele Trabucco Diego Fusaro, Enrico Montesano Mauro Scardovelli Miguel Bosè Francesco Carraro Paolo Becchi Red Ronnie Giuseppe Palma, Enrica Perucchietti Ugo Mattei.

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