Il confronto, attesissimo, alla fine c’è stato. Era necessario, in casa Lega è tempo di rivoluzioni. Ma l’intento è quello di fare tutto sottovoce, specie dopo il gran clamore seguito al tonfo elettorale alle amministrative. Giorgetti vuole portare il partito al centro. Salvini vuole andare dritto per la sua strada. Le due anime del partito, dunque, si sono incontrate. Un confronto “lungo, franco e cordiale”, come dicono fonti leghiste. “Si tratta di capire che cosa vogliamo diventare, che ne vuoi fare di questo partito”, ha detto il numero 2 al “capo”. I due si vedono in tarda mattinata nell’ufficio di Salvini al Senato. Come racconta Carmelo Lopapa su Repubblica, però, non tutto è andato come ormai gran parte della Lega sperava. Già, perché “ognuno è rimasto della sua opinione. Sebbene, come sempre, andranno avanti senza strappi. Al capo non era per nulla piaciuta l’uscita dell’amico, che nel giorno del processo a Catania, sabato scorso, quando aveva detto che servirebbe un movimento verso il centro”. Apriti cielo.
Salvini di centro non vuol sentir parlare e tira dritto. A porte chiuse, infatti, Salvini gli ha detto che “quella roba” non lo convince affatto. Men che meno il confluire nel Ppe in Europa per abbandonare Le Pen. Secondo Salvini gli elettori non capirebbero una virata della Lega così netta. Il punto centrale, dunque, resta la riorganizzazione politica con il varo imminente della segreteria che cristallizzerà la maggiore “collegialità” invocata praticamente da tutti dopo le Regionali: Giorgetti sarà uno dei vice con Lorenzo Fontana e Andrea Crippa, ma per tanti motivi il più “pesante”.
La discussione si anima sulla strategia della Lega in Italia, soprattutto se a fine legislatura dovesse passare la legge elettorale in senso proporzionale. Una “fase due” del partito che vedrà anche aprirsi i giochi per la tornata di elezioni amministrative 2021, con Roma, Milano e Torino ma anche Bologna e Napoli su cui mettere la testa. Su questo, già la prossima settimana, il leader leghista ha intenzione di vedere Giorgia Meloni e Antonio Tajani per discutere le candidature. I due hanno parlato poi delle elezioni americane, che potrebbero cambiare a breve i riferimenti geopolitici. Soprattutto se, come Giorgetti teme, Donald Trump perdesse la Casa Bianca.
Cuore dell’incontro nell’ufficio di Salvini al Senato è stata infine la segreteria politica, annunciata dal leader. Quanto all’Europa, Giorgetti ha proseguito nella missione di tentare di “ammorbidire” la linea muscolare del partito. Senza, per ora, incassare risultati. Salvini, drastico nel bocciare ogni ipotesi di ingresso nel Ppe (a cui peraltro Giorgetti ha rinunciato) rimane scettico anche davanti alla prospettiva di dialogo con i Popolari, e in particolare con la Cdu tedesca. L’idea di “morire centrista” non lo affascina. E la spaccatura nel partito su fa più netta.
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