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Russia, le sanzioni non servono a nulla. L’esempio del Venezuela e la lezione della storia

Pubblicato il 24/03/2022 12:55

È sempre più evidente che l’Ue sta fallendo per l’ennesima volta. Stavolta si tratta della gestione della guerra tra Russia e Ucraina. Europa e Stati Uniti hanno scelto di percorrere la strada dell’escalation di sanzioni. Con la conseguenza che ora a pagare il prezzo più caro sarà l’Europa stessa e l’Italia in particolare. A maggior ragione dopo la mossa di Putin di imporre il pagamento delle forniture di gas in rubli. Come spiega Alberto Mingardi su Economia&Finanza, “come tutte le cose anche le sanzioni possono avere conseguenze diverse dagli obiettivi dichiarati, e questo vale persino per provvedimenti all’apparenza «chirurgici». Val la pena ripercorrere un episodio paradossale, che riguarda un altro Paese colpito da sanzioni Usa, il Venezuela di Chavez e Maduro”. (Continua a leggere dopo la foto)

“In Oklahoma – racconta Mingardi per spiegare il parallelo con l’attuale situazione in Russia – sul suolo statunitense, c’è una raffineria, CITGO, che fu acquistata dal governo venezuelano nel 1986 (ben prima dell’involuzione chavista) per affrontare più agevolmente la vendita di petrolio nel mercato americano. Con l’arrivo di Hug Chavez e del «socialismo del ventunesimo secolo», arrivano, per quanto scaglionate nel tempo, tutta una serie di nazionalizzazioni. Nel 2008, una coinvolge, letteralmente, una miniera d’oro nello stato Bolivar, con riserve stimate a 500 tonnellate. L’azienda espropriata è canadese, Crystallex e reagisce rivolgendosi a un tribunale americano. Dopo dieci anni, le viene riconosciuto un indennizzo di 1,4 miliardi di dollari. Per ottenerlo, può rivalersi su CITGO, che è il maggior asset venezuelano nel Paese”. (Continua a leggere dopo la foto)

In pratica “potrà ottenere che l’azionista, l’impresa pubblica Petróleos de Venezuela, venda alcune quote per pagare il risarcimento (grosso modo, equivalente a 1/8 del valore stimato della raffineria). La decisione viene confermata in appello e porta altre aziende espropriate, come Conocophillips e Exxon Mobil, a seguire lo stesso iter, col medesimo obiettivo. Durante la Presidenza Trump, gli Stati Uniti appaiono più volte sul punto di intervenire in Venezuela, dove l’opposizione al regime, ereditato dal delfino di Chavez, Nicolas Maduro, sembra rinata a nuova vita dopo che l’assemblea nazionale nomina Presidente Juan Guaido. Per alcuni mesi, Guaido parrebbe in grado di mobilitare la società civile venezuelana e di riportarla «per le strade», per fare sentire la propria voce in una situazione disperata nella quale l’inflazione è ormai iper, il reddito disponibile si assottiglia sempre di più, il sistema sanitario è a pezzi, il numero di prigionieri politici segnala ormai un’autentica emergenza umanitaria. Guaido non riuscirà a dare il colpo di reni e gli Usa non interverranno, spaventati dall’eventualità di una guerra di terra. Però Trump impone sanzioni importanti, ai danni del regime bolivariano”. E veniamo alle sanzioni per capire meglio anche la situazione in Russia. (Continua a leggere dopo la foto)

Scrive Mingardi: “Maduro e i suoi sgherri sono deboli nei momenti in cui il prezzo del petrolio è basso e così, per fare politiche di spesa necessarie per mantenere la presa sulla società venezuelana, emettono un bond di Petróleos de Venezuela. Come collateral utilizzano CITGO, che è negli Stati Uniti e dunque soggetta alle nonne di quel Paese. È allora che il governo ombra di Guaido chiede e ottiene all’amministrazione Trump che, nel complesso dell’impianto sanzionatorio, rientri anche CITGO. L’azienda viene inserita negli elenchi dell’Office of Foreign Asset Control fra quelle proprietà straniere che debbono essere «congelate». Il calcolo politico era che Guaido potesse dare scacco a Maduro, riprendersi il Venezuela e ripristinare così quel minimo di rule of law che avrebbe consentito di affrontare diversamente nazionalizzazione e indennizzi”. Ma non tutte le scommesse si vincono… Ed è proprio questo che l’Ue e gli Usa dovrebbero tenere in conto anche stavolta nei confronti della Russia. (Continua a leggere dopo la foto)

“Maduro rimane al suo posto, Guaido diventa un profeta nel deserto e oggi, con l’aumento del prezzo del greggio, nei palazzi del potere, a Caracas, si dorme fra due guanciali. Per ora, il risultato è che i privati che speravano di ricevere un indennizzo per gli espropri maduriani sono rimasti a bocca asciutta. Le sanzioni, pensate per indurre il governo venezuelano a cedere, hanno per ora paradossalmente salvaguardato l’esito di espropri arbitrari, inferti per calcolo politico e senza rispettare nessun principio di diritto a imprese internazionali. Le cause vinte da queste ultime negli Stati Uniti e lo smembramento di CITGO avrebbero potuto impartire una dolorosa lezione a Caracas. Le sanzioni hanno «congelato» il tutto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Mingardi: “Tendiamo sempre a raccontare la realtà, e soprattutto l’economia, come se fosse fatta di nessi causali lineari e semplici: una certa azione produce un certo effetto. Gli eventi tendono a sfuggire alle previsioni: un aiuto al governo parallelo per cui si parteggia può graziare il regime sgradito. Questo è ancor più vero nel caso di asset che fosse-ro inseriti appieno nei mercati finanziari Per compiere buone scelte, servirebbero calma e riflessione. Che spesso la politica considera lussi di cui fare a meno”. È bene dunque che Ue e Usa ripensino bene la strategia delle sanzioni alla Russia.

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