“Siamo allo stremo, rimanere in piedi dopo un anno di pandemia non è stato affatto facile”. Camilla Moccia, titolare di un piccolo bistrot a pochi passi dal lungomare di Ostia, racconta a Il Giornale la sua fatica che simboleggia la fatica e la paura di tutti i suoi colleghi ristoratori. Camilla è diventata infatti un simbolo con quella foto che ha fatto il giro del web, accovacciata in un angolo della cucina, con la testa tra le mani. Lo scatto è finito persino sul Times e su un quotidiano australiano. “Mi veniva soltanto da piangere, poi – continua – ho capito che non potevo buttarmi giù, altrimenti non mi sarei più rialzata”. (continua dopo la foto)
Camilla sa che se si continua così l’unica alternativa sarà quella di abbassare la saracinesca. Come hanno fatto tanti altri ristoratori in questo anno terribile, abbandonati dal governo di turno. “Noi lavoriamo soprattutto la sera, e il delivery non è mai decollato, se questa situazione si protrarrà ancora non so come faremo ad andare avanti”, confessa. Dall’inizio della pandemia ad oggi le sono arrivati solo 4mila euro di ristori. “Cosa me ne faccio? Mille euro al mese se ne vanno via soltanto d’affitto”, si lamenta. (continua dopo la foto)
A preoccuparla sono anche le nuove raccomandazioni sul distanziamento suggerite da Iss e Inail per i ristoratori, che prevedono una distanza di due metri tra i commensali. “È una follia. In un locale piccolo come il mio non sono immaginabili. Rimarrei con due coperti, sarebbe la rovina”, spiega la ragazza. “Gli aiuti arrivati durante tutto il 2020? Una mancia. Non sappiamo più come tenere in piedi le nostre aziende”, denuncia Roberta Pepi di Roma più bella, associazione che riunisce decine di ristoratori romani, e proprietaria di un locale storico nel centro della Capitale. (continua dopo la foto)
“Con il governo Conte ci hanno proposto solo anestetici, ora ci aspettiamo di più, serve una totale ristrutturazione fiscale, soprattutto per le aziende che stanno attraversando la crisi”. Per Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, sigla di riferimento di molti imprenditori del settore, ora però bisogna concentrarsi sui costi fissi per le imprese: “Con l’abbassamento al 30 per cento, in una prima bozza del decreto era previsto il 33, abbiamo salvato migliaia di aziende. Ora, però, – aggiunge – bisogna intervenire anche su bollette e affitti, altrimenti con la fine del blocco degli sfratti scoppierà una vera e propria bomba sociale. Dopo dodici mesi non può più parlare di emergenza, chi ha gestito la situazione finora ha sbagliato qualcosa”, attacca. (continua dopo la foto)
La proposta del Mio è quella di “riaprire subito dopo Pasqua ma con le vecchie regole”. “Le nuove linee guida – conclude – possono pure scordarsele: sono inapplicabili e condanneranno a morte il 50 per cento dei ristoranti”. La svolta potrebbe arrivare con il decreto di aprile. “Il dl sostegni – ha promesso a Matteo Salvini – è il primo mattoncino, ma occorrerà fare molto di più”. In programma c’è un nuovo scostamento di bilancio. “Con 20 miliardi non vai da nessuna parte”, dice il leader della Lega. Ecco perché, a detta di Salvini, il governo sarebbe pronto a mettere in campo “anche 100 miliardi”.
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