E’ arrivato, ed è tutto nero su bianco: il “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale” appena diffuso dal Ministero per la Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani, è realtà. Il documento si articola in 15 pagine ben dettagliate, contenenti le indicazioni governative che serviranno a guidare gli italiani nel razionamento di gas per i duri mesi a venire. Tempi bui quelli che ci si parano davanti, specialmente in virtù del nuovo blocco a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream 1. “L’insieme delle misure di diversificazione illustrate nel Piano – spiega il Mite – consentirà nel medio termine (a partire dalla seconda metà del 2024) di ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo e comunque di ridurre l’uso del gas in generale. Ferme restando tali iniziative, nel breve termine, al fine di risparmiare gas ed evitare il più possibile un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali anche in previsione della stagione 2023-2024, è comunque opportuno attuare un Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas”. Vediamone i punti salienti.
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I crismi su cui si basa il nuovo piano
“Per ridurre i rischi connessi a una potenziale interruzione totale dei flussi dalla Russia durante il prossimo inverno nonché rispondere alle richieste europee in termini di riduzione dei consumi per il periodo 2022-2023, è opportuno attuare sin da subito misure di contenimento dei consumi nazionali di gas”. Questo è quanto si legge nell’atteso “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale” del ministero della Transizione ecologica. Dunque, secondo il governo dimissionario, servirà “transitoriamente a mantenere adeguati standard di sicurezza e preservare le riserve disponibili, in attesa che siano pienamente operativi i nuovi canali di importazione di gas (compreso il Gnl)”. Un passaggio di non secondaria importanza, visto che, come riporta Il Fatto Quotidiano, l’intera architettura del piano si basa sull’ipotesi che il primo rigassificatore galleggiante, quello che si punta ad installare a Piombino, sia operativo entro i primi mesi del 2023, e il secondo entro il 2024.
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Una transizione ecologica “al contrario”
Se così non fosse, l’Italia potrebbe trovarsi nella condizione di non essere grado di fronteggiare il prossimo inverno. Le misure previste per la cittadinanza – che dovrebbero andare di pari passo con la diversificazione delle forniture – comprendono la riduzione del riscaldamento in case, uffici e negozi e la “massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas”, ovvero carbone e olio, con buona pace dei più avvezzi al fantomatico “green”. Una transizione ecologica al contrario quella di Cingolani, che ci riporta più al XIX secolo piuttosto che a quel futuro basato sulla sostenibilità di cui l’Europa andava tanto blaterando. Ma tant’è. Ora serve questo.
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Due settimane in meno di riscaldamento
Tra le principali misure suggerite dal documento, emerge il riscaldamento acceso per due settimane in meno: “I limiti di esercizio degli impianti termici, rispetto a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 4 del DPR n.74/2013, sono ridotti di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione”. Nello specifico, si riduce la temperatura di un grado a “17°C +/- 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili; 19°C +/- 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici“. I controlli saranno “a campione su edifici pubblici, grandi locali commerciali, punti a maggiore consumo”, per il resto si punta su “una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato, monitorando a livello di reti di distribuzione gas cittadine la risposta degli utenti utilizzando i dati orari di prelievo ai punti di connessione tra le reti di distribuzione cittadine e i punti di riconsegna della rete di trasporto SNAM, che sono costantemente monitorati”.
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Docce fredde e cucina al risparmio
Tra le “misure comportamentali a costo zero“, “implementabili attraverso una campagna di sensibilizzazione, con il supporto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di ENEA”, sono indicate “riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, non lasciare in stand by tv, decoder, DVD, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine. Ulteriori risparmi “possono conseguirsi con misure comportamentali che richiedono investimenti anche piccoli da parte degli utenti, ad esempio con investimenti per la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, sostituzione di climatizzatori con quelli più efficienti, installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda, sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led.”.
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Industria e centrali a carbone
Per quanto concerne l’industria, il governo si limita a dire che “Al riguardo è stato aperto un confronto con Confindustria per definire contenuti e modalità di attuazione, nonché è in corso, con la collaborazione di Snam e Confindustria, un rilevamento mediante questionari delle diverse imprese interessate, al fine di determinare il potenziale di riduzione dei consumi su base volontaria/incentivata e le categorie di imprese che hanno cicli produttivi non interrompibili senza preavviso”. Diverso è il discorso per quanto riguarda le prossime fonti di energia. E’ ben esplicitata, infatti, “La massimizzazione della produzione a carbone e olio delle centrali esistenti regolarmente in servizio”.
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Un nuovo stato d’emergenza
Eloquente un passaggio in cui si indica che “gli Stati membri dovranno fare del loro meglio per introdurre misure volontarie di riduzione dei consumi a livello nazionale, che diventerebbero obbligatorie con la dichiarazione di uno nuovo stato di allerta, la c.d. ‘Allerta UE’, che il Consiglio può attivare su iniziativa della Commissione o su richiesta di almeno cinque autorità nazionali che abbiano dichiarato lo stato di allerta”. Dunque, tutto lascia presagire un nuovo futuro stato d’emergenza, nel quale verranno plausibilmente applicate misure restrittive e, con tutta probabilità, lockdown energetici. L’epoca delle crisi indotte e delle emergenza sembra essere destinata a perdurare ancora a lungo. Almeno finché ad occuparti della Cosa Pubblica saranno i governi della vecchia politica e gli organi dell’Unione Europea.
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