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“Riduce il rischio di ospedalizzazione”. Covid, il Financial Times annuncia la cura

Pubblicato il 01/11/2021 14:48 - Aggiornato il 07/12/2022 18:38

Con un articolo il Financial Times informa i propri lettori della scoperta di un farmaco poco costoso ed efficace nella riduzione del rischio di ospedalizzazione nei pazienti affetti da Covid.

Lo studio di cui parla il noto quotidiano britannico rileva che un antidepressivo economico,  la fluvoxamina, riduce la necessità di permanenza in un reparto di emergenza o di trasferimento in un altro ospedale nei pazienti ambulatoriali Covid-19 che sono a più alto rischio di malattia grave. (Continua dopo la foto)

I ricercatori dello studio peer-reviewed, pubblicato su The Lancet Global Health, hanno scoperto che è proprio la fluvoxamina, usata per trattare la depressione e i disturbi ossessivo-compulsivi, efficace nel trattamento di pazienti Covid. Si tratta del più grande studio clinico effettuato fino ad oggi per valutare l’efficacia del farmaco e fa seguito a precedenti prove promettenti.

Il dottor Edward Mills della McMaster University in Canada, ricercatore principale della sperimentazione, ha dichiarato:”Identificare terapie poco costose, ampiamente disponibili ed efficaci contro il Covid-19 è di grande importanza, e riproporre farmaci esistenti che sono largamente disponibili e hanno profili di sicurezza ben compresi è di particolare interesse”. Poi ha proseguito dicendo: “I recenti sviluppi e le campagne di vaccinazione si sono dimostrati efficaci e importanti nel ridurre il numero di nuovi casi sintomatici, ricoveri e decessi dovuti al Covid-19. Tuttavia, il Covid-19 rappresenta ancora un rischio per gli individui nei paesi con basse risorse e accesso limitato alle vaccinazioni”. Secondo i dati del British National Formulary, la fluvoxamina ha un prezzo di listino di circa 17 sterline nel Regno Unito, ovvero circa 20 euro. (Continua dopo la foto)

I risultati si possono considerare “promettenti”, soprattutto se si considerano il prezzo e la disponibilità del prodotto, ha sottolineato invece Penny Ward, visiting professor in medicina farmaceutica al King’s College di Londra. Basti pensare che sui “741 pazienti in Brasile che hanno ricevuto 100 mg del farmaco due volte al giorno, 79 hanno richiesto un soggiorno prolungato in un ambiente di emergenza o di ricovero, rispetto ai 119 su 756 che hanno ricevuto un placebo”.

Lo studio ha comunque ancora tante limitazioni. Non è ancora chiaro se il farmaco ha benefici per popolazioni più ampie, compresi quelli senza fattori di rischio.