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“Quattro anni nel pubblico” oppure subito, ma privatamente e a 7.500 euro. Ennesima storia di malasanità

Pubblicato il 20/03/2023 22:15

A un rapido calcolo, 1.300 giorni sono circa 43 mesi, quasi 4 anni. Comunque lo si declini, un simile tempo di attesa per un importante intervento al fegato, nella sanità pubblica, è una vergogna. E la vergogna è ancor maggiore se, magicamente, il medesimo intervento può essere fatto anche nell’immediato, ma privatamente, e al costo di ben 7.500 euro. Una storia molto simile a tante altre, quella raccontata dalla signora Aurelia ai microfoni di Radio Popolare. La trasmissione 37e2, condotta da Vittorio Agnoletto, ha raccolto il calvario di una donna che è costretta a vivere con i calcoli da anni in attesa dell’intervento. Dunque, all’ospedale San Raffaele di Milano bisogna attendere 1.300 giorni per poter effettuare una colecistectomia, ed è esattamente in linea con le tabelle pubblicate dalla struttura sotto la voce Vlc, ovvero videolaparocolecistectomia, come è chiamata l’asportazione della cistifellea. “Non è giusto che un cittadino onesto, che paga le tasse, non abbia diritto a un servizio sanitario pubblico che funzioni”, lamenta, e a buon diritto, la signora Aurelia. Il dottor Vittorio Agnoletto ha affermato di aver trovato riscontri a quanto lamentato, presso lo stesso ospedale milanese: è in linea con la tempistica reale per questo genere di operazioni. Ci si è messa anche la pandemia a complicare la situazione. Ecco il racconto della donna: “Sono andata al pronto soccorso del San Raffaele, ma per via della pandemia a ottobre vengo messa in lista d’attesa, senza una data precisa, per l’intervento di colecistectomia”. In quei giorni, racconta, aveva calcoli grandi più di un centimetro. (Continua a leggere dopo la foto)
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Nell’attesa di una data – remota – per l’intervento, le sue condizioni continuano a peggiorare: fitte, nausee, vomito. Poi, la parolina magica, “privato”. Ha chiesto, Aurelia, al personale del San Raffaele se potesse rivolgersi appunto a un privato. “Al telefono mi hanno detto che dal privato non ci sono tempi d’attesa e che il costo è di 7.500 euro”. La sola alternativa, secondo uno schema che oramai in Italia si conosce bene, è di rivolgersi ai privati, dunque in solvenza, e allora niente liste d’attesa o continui rinvii. Il vero problema, ne consegue, non è che non vi siano sale o equipe disponibili ma, evidentemente, “è solo una questione economica”, considera Vittorio Agnoletto, che ha sollecitato in merito l’assessore lombardo al welfare, Guido Bertolaso. Andrebbe ridiscusso, ancora secondo il medico e giornalista, l’intero sistema degli accreditamenti, in cui “viene data la precedenza a interventi che garantiscono maggiori guadagni al privato”. I calcoli della signora Aurelia, peraltro, potrebbero portare anche a una pancreatite. Come illustra Agnoletto: “la situazione potrebbe precipitare e a quel punto bisognerebbe intervenire d’urgenza”. (Continua a leggere dopo la foto)

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Ma in medicina, ha concluso lo stesso Agnoletto, “non bisogna aspettare che il dolore diventi insopportabile per intervenire”, e questo la capiamo anche noi che siamo profani in materia.

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