C’è una data: è fissata per il prossimo 25 febbraio una riunione straordinaria della commissione tecnico scientifica dell’Aifa che, secondo quanto apprende Rai News, in quella occasione “dovrebbe esaminare la possibilità di autorizzare la quarta dose del vaccino anti Covid ai soggetti fragili. L’esame dei dati sarà avviato in seguito alla richiesta del Ministero della Salute. Alcune regioni, come il Piemonte, avevano già posto la questione al Ministero”. Solo qualche giorno fa, il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, nel corso della sua partecipazione al programma di Rai3, Elisir, aveva manifestato la sua idea della quarta dose, sostenendo che il quarto vaccino, “non sarà una quarta dose, ma un richiamo, speriamo annuale” e “dovremo fraternizzare anche quello”. (Continua a leggere dopo la foto)
La questione però resta più che mai spinosa, e gli italiani – non solo i no vax della prima ora – ormai stanno perdendo ogni tipo di fiducia nel vaccino e nelle decisioni del governo. Gli stessi virologi ormai predicano cautela. Somministrare una quarta dose di vaccino anti-Covid ai pazienti immunodepressi “può avere una sua logica”, ma “non vorrei che poi si tendesse a estendere ad altre categorie” denuncia all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. (Continua a leggere dopo la foto)
Su una quarta dose alla popolazione generale, dunque, l’esperta ribadisce le sue perplessità: “Non è mai stato seguito uno schema di somministrazione di vaccini cosi ravvicinata”, osserva. “Peraltro – ricorda, sottolineando quanto evidenziato da più parti – ci sono studi che dimostrano che una quarta dose potrebbe addirittura negativa per il nostro sistema immunologico”. (Continua a leggere dopo la foto)
In Italia prosegue la discesa dei nuovi casi giornalieri di Covid-19, ma il numero di decessi continua a restare alto. Perché? “I morti caleranno quando impareremo a contarli”, risponde laconica Gismondo, che più volte ha puntato il dito contro “l’errata codificazione dei decessi Covid, evidenziata peraltro da molti”. Vale a dire il conteggio, nel bilancio delle vittime – rimarcano diversi esperti – non solo dei pazienti che muoiono ‘per Covid’, ma anche di quelli ‘con Covid’ che perdono la vita per patologie diverse dall’infezione da coronavirus.
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