Al momento dello scoppio della guerra in Ucraina, dazi e imposizioni contro la Russia ci erano stati presentati come inevitabili per piegare la resistenza del Cremlino a lungo andare e costringere Vladimir Putin a un passo indietro. A distanza di anni, è davvero così che sono andate le cose? Come spiegato da Federico Fubini sulle pagine del Corriere della Sera, la verità sembra tutt’altra. Il governo russo ha presentato il bilancio per l’anno prossimo, con le spese per la sicurezza nazionale e per le forze dell’ordine di fatto doppie rispetto a quelle sociali. Una decisione figlia delle intenzioni del presidente, indubbiamente. Questo però non significa che possiamo “sottovalutare la Russia di Vladimir Putin: da ben prima di lanciare la guerra aperta contro l’Ucraina, sta perseguendo una guerra economica non dichiarata contro l’Europa. E almeno per ora non la sta perdendo”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il prossimo anno, il bilancio militare russo sarà “l’equivalente di circa cento miliardi di euro, più o meno il 10% del prodotto interno lordo del Paese. Dato più che triplicato dal 2020 e che, unito a quello per le forze di repressione interna, sfiora il 40% di tutta la spesa pubblica. Se si dà un’occhiata alle proiezioni fino al 2026, quando dovrebbe calare all’equivalente di circa 70 miliardi di euro, si ricavano due impressioni”. Innanzitutto, la Russia potrebbe vedere nel 2024 “l’anno del tutto per tutto”. (Continua a leggere dopo la foto)
Inoltre, questo significa che Putin si sente sicuro, almeno sul piano della tenuta economica: “Quanto questa fiducia sia fondata – ha spiegato il Corriere – meriterebbe un’analisi a parte. Ma senz’altro il tentativo delle democrazie di piegare la Russia, isolandola sul piano commerciale e finanziario, non è riuscito. Putin inizia a vedere nuovi segni della nostra vulnerabilità e del nostro opportunismo, che devono farlo ben sperare in cuor suo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il Corriere ha pubblicato grafici del centro studi Bruegel che mostrano come i Paesi Ue “non avevano mai importato tanto gas russo dal viadotto Turkstream (attraverso la Turchia) come stanno facendo dall’estate di quest’anno”. Con livelli di importazioni di gas naturale liquefatto tornati, per esempio, al periodo pre-bellico. A Putin non è inoltre sfuggita la facilità con la quale, grazie alla convergenza di interessi con Mohammed bin Salmad, riesce a manipolare le quotazioni dei barili di petrolio e aggirare “il tetto al prezzzo” indicato dal G7. La Russia vede gli europei come deboli, opportunisti e privi di una strategia a lungo termine. E ha quindi la certezza “di poterci ancora ricattare”.