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Prove tecniche di censura. Wang Yi arriva in italia e il governo azzittisce l’informazione

Pubblicato il 25/08/2020 10:24 - Aggiornato il 25/08/2020 12:08

Con tanto di cappello, riverenze e inchino. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si prepara ad accogliere il ministro di Pechino Wang Yi. Naturalmente motivi della visita e contenuti all’ordine del giorno che verranno intavolati dalle due rappresentanze politiche, non “v’è dato di sapere”. 

Tant’è che, stando a quanto riferisce la Verità, in occasione della visita del politico cinese non è prevista alcuna ufficiale “conferenza stampa”, cioè un evento che prevede un numero elevato di domande non previste e poco controllabili, ma sarà concessa solo un “punto stampa”, un discorso che ciascun ministro terrà, di brevissima durata, al termine del quale è previsto giusto il tempo di “pochisisme domande morbide, se non concordate”. 

Tizzoni ardenti sotto la cenere. Proprio in questi giorni abbiamo riferito la notizia dell’apertura di Conte alla tecnologia cinese del 5g, messa nero su bianco con Dpcm il 7 agosto, tenuta segreta e su cui i diretti interessati ancora non hanno proferito parola -notizia “non smentita perchè non smentibile”, riferisce la Verità-.

Eppure si tratta di una decisione dalle conseguenze importanti, che non resta confinata entro l’aspetto della specifica questione ma che va ben oltre, perchè andrà a delineare gli assetti geopolitici e geostrategici nei prossimi anni.

In realtà lo sta già facendo. L’esecutivo sta scherzando con il fuoco, le notizie arrivano anche all’estero -nonostante cerchino di fare tutto nell’oscurità- ma forse “Promettopoli” non lo sa o è troppo concentrato a specchiarsi nelle acque della sorgente.

Nel mirino cinese insieme al 5G parrebbe essere finito anche “il controllo dei porti”, riferisce la Verità, in particolare quello di Taranto che andrebbe ad aggiungersi a quello di Vado Ligure, di cui Cosco, colosso controllato da Pechino, ha acquistato il 40% nel 2016.