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“Abbiamo i dati di tutti”, il report dell’intelligence USA inquieta il mondo. Come funzionano i ‘Big Data’

Pubblicato il 20/06/2023 19:37 - Aggiornato il 20/06/2023 19:52

Già da tempo si parla dei “Big data” come del nuovo petrolio, nonché della guerra sotterranea tra gli Stati Uniti e la Cina: chi raccoglie, controlla, monitora e gestisce i dati detiene un potere immenso. Appare, dunque, ancora più sinistro e allarmante il report recentemente pubblicato dall’Office of the Director of National Intelligence, che ha reso pubblico come il governo degli Stati Uniti sia uno dei numerosi acquirenti di dati e informazioni raccolti online dalle aziende. Si tratta di un vero e proprio nuovo business per alcune aziende, di un importante strumento di controllo per i governi e, per noi comuni mortali, di una colossale violazione della privacy. Basti pensare ai Big Data sulla salute: in epoca Covid abbiamo ceduto ogni informazione in merito. (Continua a leggere dopo la foto)
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privacy USA nostri dati

Big data e privacy dei dati sono conciliabili?

Non possiamo, al momento, fare nulla, se non osservare l’accorgimento di divulgare il meno possibile le nostre informazioni sensibili. Lo stesso documento afferma che le informazioni che il governo a Stelle e strisce può acquistare dai broker di dati supera qualsiasi cosa sia stata “a disposizione delle agenzie di intelligence in passato”, e comprendendo anche “mandati, intercettazioni telefoniche e altro”, vi si legge nel documento ripreso da Esquire. Lo stesso presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro ha affermato in tempi non sospetti, come si legge nel sito del Garante: “I Big Data sono una vera e propria riserva energetica. Dicono tutto di noi, come consumatori, come elettori, come opinione pubblica. Chi li possiede ed è in grado di interpretarli ha in mano un potere immenso. Saprà indirizzare il messaggio più convincente al target che vuole raggiungere. In tutti i campi”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come funzione la raccolta dei dati

Secondo un’indagine del New York Times del 2019, ripresa dal report report dell’Office of the Director of National Intelligence, la cosiddetta “deanonimizzazione” delle informazioni, ovvero la facoltà di risalire ai nomi e cognomi a partire dai dati raccolti, è un processo semplicissimo, che impiega pochi minuti a coloro che acquistano i dati. E dunque, come si legge testualmente nel report: “Mentre ogni fonte di dati può fornire solo pochi elementi sulle attività di un consumatore, i broker possono mettere insieme tutti questi elementi per formare una composizione più dettagliata della vita del consumatore“. Il report è stato commissionato da Ron Wyden, senatore dell’Oregon, il quale ha commentato: “Questa revisione mostra che le politiche esistenti del governo non sono riuscite a fornire salvaguardie essenziali per la privacy degli americani o la supervisione di come le agenzie acquistano e utilizzano i dati personali”, altresì invocando una regolamentazione del fenomeno: “Se il governo riesce a farsi strada attorno al giusto processo del Quarto emendamento, ci saranno pochi limiti significativi alla sorveglianza del governo”. Il Quarto emendamento della Costituzione statunitense, cui fa riferimento, è quello che regola mandati, perquisizioni e sequestri e, per estensione, può essere anche declinato nella raccolta e nella compravendita dei dati.

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