La controversa “emergenza sanitaria” da Covid, che ha fermato il mondo e cambiato radicalmente il nostro modo di vivere, è alle spalle, da tempo, eppure le persone continuano a morire. E a morire in misura di gran lunga maggiore rispetto al biennio 2020-2021, allorché si era in piena pandemia. È una tendenza comune in tutta Europa. Come è possibile? Anzitutto precisiamo che i dati, riportati nel suo blog dal giornalista britannico Nick Rendell sono fedelmente riportati da una fonte autorevole: Our World in Data è un sito web di statistica di un progetto che pubblica ricerche e analisi, partecipato dai ricercatori delle Università di Oxford, Cambridge, Harvard, Stanford, Berkeley, Massachusset Institute of technology, tra le più prestigiose al mondo, il cui database per le vaccinazioni avvenute in tutti i Paesi del Globo, peraltro, è stato usato come fonte dalla stessa OMS. È qui, anche attraverso il primo grafico che pubblichiamo, che si evince come nell’anno solare che si è concluso tra il 5 giugno 2022 e il 4 giugno 2023, il Regno Unito abbia registrato 1.059 morti in eccesso per ogni milione di persone. Lo dicono di grafici, lo dice la matematica, lo dicono i dati ufficiali. La cosa singolare, dicevamo, è che le morti in eccesso nel Regno Unito nel 2023 sono superiori alle morti in eccesso nello stesso periodo nel 2020-21. (Continua a leggere dopo la foto)
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Non solo il Regno Unito: i dati europei
Ma non solo nel Regno Unito: in 13 delle 27 nazioni che compongono l’Unione europea, considerando stavolta il periodo dal 26 marzo 2022 al 26 marzo 2023, i dati sono pressoché i medesimi. Come si vede nel secondo grafico che pubblichiamo, l’Italia, fortunatamente, ha riscontrato sì una percentuale minore, in proporzione di mortalità in eccesso rispetto ad altri Paesi, ma non è certo il caso di gioire. A parte la Svezia, si tratta in tutti i casi di Paesi i cui governi hanno adottato misure restrittive quali i lockdown che noi in Italia abbiamo, purtroppo, conosciuto bene. Il periodo preso in analisi per confrontare questi dati, compreso tra il 5 aprile 2020 e il 4 aprile 2021, comprendeva i due grandi picchi di mortalità della primavera 2020 e dell’inverno 2020-21. Per intenderci, in quei dodici mesi, dunque, la mortalità è stata più bassa che nell’anno solare conclusosi ieri. È, inoltre, di assoluto rilievo che tra il 5 aprile 2020 e il 4 aprile 2021 la copertura vaccinale era ancora bassa: se circa il 50% della popolazione britannica aveva ricevuto una dose di vaccino, negli altri Paesi europei la percentuale era solo del 20%. E i nostri lettori sanno che, in Italia, in Europa e in tutto il mondo, l’ultimo biennio ha conosciuto una drammatica e notevole impennata delle statistiche sui “malori improvvisi” e fatali. “Nessuna correlazione”? Pare assai difficile crederlo. Il dato inglese, inoltre, presenta una distinzione tra decessi per il Covid e decessi non attribuibili al Covid. I decessi stessi risultano in esatta coincidenza con le vaccinazioni a tappeto. Nel complesso, dunque, quello che emerge è che mentre nella popolazione vaccinata si è ridotto il tasso di mortalità dovuto al Covid, è aumentato quello per le altre cause.
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Le altre statistiche
Lo scorso mese di febbraio anche Eurostat, l’omologo comunitario della nostra Istat, con sede a Lussemburgo, aveva certificato come il mese di dicembre 2022, rispetto allo stesso mese degli anni che vanno dal 2016 al 2019, avesse visto una tragica impennata, addirittura con un incremento di decessi del 19%; solo in novembre era dell’8%. La nazione più colpita risultava essere la Germania, con uno spaventoso +37%. Questi gli altri dati sulla mortalità in eccesso all’epoca riscontrati: Austria (+27%), Slovenia (+26%), Irlanda e Francia (entrambi +25%), Repubblica Ceca, Paesi Bassi ed Estonia (tutti +23%), Danimarca (+22%), Finlandia e Lituania (entrambe +21%). E ancora, Pierre Chaillot, studioso francese di statistica e direttore del progetto Data Intelligence del Consiglio regionale dei Paesi della Loira, ha incrociato i risultati di due banche dati, reperibili sul sito web EuroMomo (European mortality monitoring activity) e sulle pubblicazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), sovrapponibili, a loro volta, con i dati sull’eccesso di mortalità dei neonati prematuri.
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