
A due settimane di distanza dalle elezioni europee, considerate unanimemente un passaggio di middle term all’amatriciana, ecco che basta un giro nemmeno numeroso di amministrative a mettere in scena il più stupido teatrino su rapporti di forza tra maggioranza e opposizione.
A livello nazionale il centrodestra è forte nonostante i due anni di governo e l’opposizione è ancora minoranza per l’Italia che va a votare. Poi ci sono le amministrative e questo è un altro capitolo. Lo dico all’amico Donzelli: i comuni pesano e la logica del pallottoliere rischia di apparire come una giustificazione non richiesta. Ripeto, il centrodestra è ancora maggioranza nel Paese e il feeling è intatto.

Il governo delle città poggia su un piano politico per lo più separato, sebbene consenta delle riflessioni per i dirigenti di partito. Mi spiego. I cittadini oramai scindono ciò che è utile a livello locale da ciò che vorrebbero a livello nazionale: ai sindaci chiedono pulizia, strade che non siano groviera, i servizi minimi di welfare, buona gestione della raccolta differenziata; chiedono soluzioni viabilistiche che non li facciano impazzire dentro le auto; chiedono di non pagare tasse locali extra come ztl, autovelox, parcheggi a costi proibitivi… (Diciamoci la verità, i sindaci sono la frontiera più esposta e per questa “missione” passano più guai che piaceri. Più volte ho commentato che a costoro andrebbe assegnato lo stipendio dei parlamentari e ai parlamentari quello dei sindaci.)
Se un cittadino trova un sindaco capace se lo tiene stretto a prescindere se sia di destra o di sinistra. Ricordo che il leghista Gentilini, il burbero sceriffo di Treviso, prendeva il 70 e oltre per cento e veniva votato anche dalla sinistra, per il solo fatto che aveva tirato la città a lucido e che se si apriva un cantiere lo monitorava quotidianamente. A Bari e a Firenze il centrosinistra ha incassato la fiducia nel segno della continuità anche da cittadini che alle politiche votano Lega o Fdi. Per fortuna del centrodestra, il fronte dei sindaci non è mai stato in grado – salvo poche eccezioni – di divenire la vera officina operativa dell’Ulivo prima o del Pd ora. E dire che i nomi non sono mancati. Domandate a Rutelli.

Perché il centrodestra perde le sfide amministrative più pesanti? Perché commette sempre lo stesso errore: arriva lungo e svogliato. Non si può pensare che il candidato sindaco di una comunità sia sempre un alieno, imposto all’ultimo: che Schimdt potesse vincere a Firenze o Romito a Bari solo un Candido lo poteva credere. Non è un giudizio personale ma sul metodo: le leadership territoriali non nascono sotto il cavolo. La vittoria della Poli Bortone a Lecce dimostra come, al netto dell’età, il ricordo della straordinaria stagione pregressa sconfigge l’azione del sindaco uscente. Il tema è: ma il centrodestra vuole davvero vincere nelle grandi città?