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Per un’Italia Positiva: come rinascere dalle ceneri

Pubblicato il 29/11/2023 14:38 - Aggiornato il 29/11/2023 14:44

Di Emanuele Oggioni

Le persone oneste intellettualmente si comportano da “menti innamorate” (Dante, Paradiso XXVII). Lo scorso 20 Novembre si è svolto a Roma in aula Gruppi parlamentari un nuovo convegno di Moneta Positiva dal titolo Italia Positiva, con delle proposte concrete per uscire dalla crisi economica e dalla marsa liberista dei mercati finanziaria. Uno dei concetti base, di partenza del ragionamento, è che, se lo Stato aumenta le tasse, riduce la ricchezza del settore privato, mentre se taglia la spesa, riduce il benessere dei cittadini, e infine, se emette titoli, fa aumentare il debito. Quindi un disastro, come stiamo assistendo da anni in nome dell’austerità europea e dei suoi vincoli di bilancio, con la banalissima e falsa scusa che “i soldi non ci sono” e che lo stato deve fare il pareggio di bilancio poiché “lo stato è come un’azienda”. No! Uno Stato crea il denaro, e se non può farlo come l’Italia, almeno finché rimarrà dentro l’Euro zona, ha comunque altre leve come quelle inserite nel piano di salvezza nazionale che la stessa Moneta Positiva propone. Una piccola precisazione al concetto espresso nella frase precedente: attualmente l’Italia può battere moneta metallica, ma solo per un ammontare prestabilito, concordato con la BCE e con il vincolo della libera circolazione entro i propri confini nazionali).

La moneta attuale, quella emessa dalle banche private e sotto il controllo della BCE è una moneta a debito, che è impossibile da ripagare. Il debito pubblico e privato in Italia ammonta a oltre 6mila miliardi di euro, che significa pagare oltre 300miliardi di interessi annui, quindi decisamente insostenibili. Giovanni Lazzaretti ha coniato la nOmismatica, la base logico-filosofica dell’economia, ossia lo studio della moneta all’atto della sua emissione. La moneta esiste per nomos, ossia per convenzione, e non è necessariamente mai sorretta da un bene sottostante come l’oro (questo concetto valeva anche prima di Bretton Woods, che lo ha ufficialmente sancito). Il sistema finanziario preleva continuamente flussi di denaro dal sistema economico reale e lo impoverisce progressivamente, autoalimentando il monte debito e il monte annuo di interessi. Uno dei compiti della nOmismatica è risvegliare la sovranità dello Stato. Non direttamente emettendo euro, visto che è vietato, m acon altri strumenti. Come cita Lazzaretti, tutto ciò che non è esplicitamente proibito è quindi permesso, e non è poco!

Il Prof. Antonino Galloni, che non ha bisogno di presentazioni, ha prima di tutto ricordato gli esempi storici di emissione di moneta positiva da parte degli Stati, come ad esempio ciò che era avvenuto in Gran Bretagna ad opera del premier Chamberlain, per poter avere le risorse necessarie per vincere la Seconda guerra mondiale. Galloni ha poi sottolineato come la crescita del debito pubblico e della pressione fiscale non ha avuto alcun effetto sul miglioramento dei servizi pubblici ai cittadini, sancendo il fallimento dei partiti politici sia di destra sia di sinistra (e di centro). La soluzione è quindi finanziare la spesa pubblica per far crescere il PIL con la moneta di stato, sottoforma sia di “statonote” cartacee sia di monete metalliche di pezzature superiori a 2 euro, ad esempio fino a 1.000 euro, e infine con moneta elettronica di Stato.

È intervenuto in streaming il Prof. Daniele Trabucco, noto costituzionalista, spiegando le tematiche giuridiche sottostanti la differenza tra politica monetaria e sovranità monetaria. Quest’ultima consiste, tra le altre forme, nella possibilità di battere moneta in linea con le proprie scelte di politica monetaria. Quest’ultima, invece, è l’insieme delle scelte che coinvolgono anche gli aspetti fiscali e per governare gli aspetti più ampi legati all’economia di un Paese. Filomena Maggino ha ricordato che l’obiettivo dell’economia non è il profitto ma il benessere per tutti. Oggi abbiamo un’economia che uccide, dai tagli alla sanità e alla tutela del territorio alle privatizzazioni (es. il ponte Morandi per mancata manutenzione di un concessionario privato). L’obiettivo è quindi diffondere presso il grande pubblico il concetto di nuovo umanesimo.

Guido Grossi ha spiegato le “cose che non vediamo” e ricordato gli inganni del mainstream, che vuole convincerci del fatto di essere poveri (come Paese) e quindi essere nella necessità di dover andare col cappello in mano a chiedere prestiti ai mercati finanziari e all’Europa (es. anche al prossimo MES). Il debito pubblico, che è uno stock che si accumula e varia nel tempo, è di oltre 2,8 miliardi di euro, finanziato da emissioni di titoli di Stato che hanno una durata residua di 7 anni, con quindi una scadenza media annua da rifinanziare di 400 miliardi all’anno. Erroneamente si confronta con il PIL, che è un flusso annuo, non uno stock accumulato in oltre 100 anni di unità d’Italia. La sola ricchezza finanziaria è di 5mila miliardi, per un totale stimato di circa 10mila miliardi, quindi tre volte lo stock di debito. A ciò si aggiunge il patrimonio culturale e il potenziale di crescita futuro, legato alla creatività e innovatività degli imprenditori italiani. Ma l’Italia, con il cappello in mano, si rivolge agli speculatori del mercato finanziario, ed in questo modo si proroga il debito all’infinto, pagando interessi sugli interessi. La ricchezza privata dovrebbe essere maggiormente investita in titoli italiani al fine di proteggere il risparmio dei residenti e ridurre se non azzerare l’intero debito pubblico estero. L’obiettivo è quindi fare circolare di più la moneta dell’economia reale: le priorità devo essere impresa, lavoro e scambio commerciale.

Il secondo giro di relatori è iniziato con il Prof. Stefano Di Francesco, che ha ricordato come il credito bancario sia il motore della crescita economica e debba scorrere fluido come il sangue nel corpo umano. Data questa premessa, ha poi spiegato il perché sia fondamentale un sistema bancario pubblico anche in Italia (come del resto c’è in Germania…), in grado di svolgere tre azioni fondamentali. In primis, quello di erogare prestiti all’economica reale (e soprattutto al tessuto di piccole imprese, tipico del contesto italiano), in modo da attivare politiche anti-cicliche, al contrario di quanto fanno le banche private, che durante le (o in previsione di) crisi economiche riducono il debito. In secondo luogo, sostenere la domanda interna, ricevendo prestiti dalla BCE per finanziare a tassi agevolati famiglie e imprese in difficoltà. Infine, diventare il prestatore di ultima istanza per eventualmente acquistare titoli di debito pubblico italiano, evitando cosi possibili attacchi speculativi nei confronti del nostro Paese.  Il Prof. Marco Cattaneo, il padre dei certificati di credito fiscale (CCF) in Italia, o più semplicemente di moneta fiscale, ha ricordato come quest’ultima abbia avuto la sua prima e concreta (sebbene migliorabile) applicazione in Italia nelle cessioni dei crediti fiscali legati ai lavori del “superbonus”. In realtà, la monta fiscale ha delle applicazioni molto più ampie e diversificate. Le potenzialità della moneta fiscale sono intatte anche dopo la revisione dei manuali Eurostat. È fuori discussione che se lo Stato italiano emette moneta fiscale, non incrementa il debito pubblico anche secondo i parametri statistici europei. I margini di azione sono giganteschi, in quanto il moltiplicatore del PIL più che compensa il temporaneo rinvio del mancato incasso di tasse. La moneta fiscale ha un effetto anti-ciclico e compensa l’effetto distorsivo e pro ciclico del credito emesso dal sistema bancario, che in Italia è (in pratica) totalmente privato. Infine, il Prof. Marco Cattaneo ha ricordato che è normale che uno Stato sia in deficit, al fine di favorire la crescita economia e il benessere dei cittadini (che in un sistema “sano” sarebbero i principali creditori, del resto).