“Non ho voglia di vedere Amadeus leggere la letterina di Zelensky. È un ulteriore pezzetto di una provocazione”. Gianluigi Paragone, leader di Italexit, si scaglia contro la lettera inviata dal presidente ucraino Zelensky che Amadeus, conduttore e direttore artistico del festival di Sanremo, leggerà in diretta dal palco dell’Ariston. Si ingrossano, dunque, le fila di chi contesta l’opportunità, nonché il contesto, di questo messaggio. Come noto, Zelensky sarebbe dovuto apparire in video, poi, presumibilmente per il coro di critiche che si era levato, si è optato per il compromesso, caldeggiato dalla stessa ambasciata ucraina, come ammesso dal direttore di Rai Uno, Stefano Coletta. Ma Paragone non ci sta e, in un video pubblicato sui suoi canali social, afferma come, pur se “al Festival c’è sempre stata politica”, in questo caso stiamo parlando “di una guerra vera, il cui scenario è preoccupante”. Aprire una finestra alla propaganda di Zelensky, dunque, sarebbe anche controproducente: con una forte carica simbolica, l’iniziativa confermerebbe il rafforzamento della posizione dell’Italia in favore di una delle parti in guerra, laddove, piuttosto, “si doveva spingere sul nostro ruolo in favore della mediazione”. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Il tutto mentre il conflitto sta vivendo una escalation, con la Nato in tutta evidenza schierata per l’Ucraina, mentre la Cina si avvicina sempre più alla Russia: “Il livello dello scontro si sta alzando e sta diventando uno scontro tra Stati Uniti e Cina. Lo scenario internazionale è sempre più teso”, afferma ancora Gianluigi Paragone nel suo video. E dunque: “Stiamo dando spazio a un signore che vuole innalzare il livello del conflitto. Zelensky sta chiedendo di essere armato di più. Come si fa a parlare di pace e di mediazione quando chiedi delle armi ancora più potenti?”. La posizione equidistante e a favore della mediazione da parte del Vaticano, per il fondatore di Italexit, sarebbe il modello da seguire anche in Italia, tuttavia “qualcuno deve aver deciso che gli italiani andassero rieducati”. (Continua a leggere dopo la foto)
Gli italiani, infatti, prosegue Paragone non vogliono questa guerra e “non vogliono rifornire di armi l’Ucraina” e, inoltre, “non hanno molta simpatia per Zelensky che viene visto come parte dell’escalation”.
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