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Ora il rischio sono gli sfratti! Federcasa, 1.5 milioni di famiglie con disagio abitativo

Pubblicato il 09/07/2020 10:30

Preoccupante l’allarme lanciato da Federcasa in occasione dell’Assemblea nazionale. Il Coronavirus ha aggravato una situazione già drammatica; 1 milione e 475mila famiglie italiane a basso reddito presentano disagio abitativo. La federazione ha commissionato all’Istituto Nomisma uno studio – Dimensione del disagio abitativo pre e post emergenza Covid-19 – che fornisce uno spaccato tragico: sul totale, 783 mila si trovano in condizione di disagio acuto e 692mila disagio grave. 

Mentre su 1 milione e 475mila, 320mila famiglie vivono in una casa di proprietà e sul loro reddito grava la rata mensile del mutuo compresa tra i 380 e i 450 euro, 1 milione 150mila famiglie vivono in affitto e su di loro grava il canone mensile compreso tra i 380 e i 450 euro. 

L’impatto conseguente al lockdown ha abbassato le condizioni di vita delle famiglie, tanto che “una su quattro ha avuto difficoltà a pagare l’affitto, e oltre il 40% prevede di non riuscire a pagarlo nei prossimi 12 mesi. A soffrire sono state anche le famiglie con un mutuo le quali, a causa delle difficoltà nel far fronte alle rate, hanno generato un ammontare di crediti deteriorati in pancia alle banche di 15,6 miliardi di euro”. 

Il solo pagamento legato al canone di locazione incide il 64,5% sul bilancio familiare, un dato importante che su cui si è calcolato che “in caso di un abbattimento del canone di locazione di 200 euro, il disagio abitativo passerebbe dall’attuale 1 milione e 150mila famiglie a circa 363.000 nuclei. Se si praticasse un’ulteriore riduzione del canone fino a portarlo a 110 euro, 288.000 famiglie resterebbero in situazione di disagio ma ne uscirebbero complessivamente 712.000”.

Anche se “le situazioni di povertà son molteplici e tra loro interdipendenti, è necessario intervenire con un ‘welfare integrato’ dove il contrasto alla povertà abitativa rappresenta l’anello da cui partire per sostenere e favorire l’accesso all’istruzione, alla formazione e all’occupazione”, afferma Luca Dondi, Amministratore Delegato di Nomisma.

È evidente come il fenomeno possa trovare una risposta all’interno del sistema dell’edilizia residenziale pubblica. Tuttavia in Italia gli investimenti nel settore sono limitati.