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Pronto soccorso allo stremo, ma il Covid non c’entra e nemmeno i no vax

Pubblicato il 24/01/2022 15:06

Un pronto soccorso allo stremo, preso d’assalto da 121 persone. Con cinque pazienti che accusano infarti in corso, un altro con emorragia cerebrale, circa 60 over 75 con patologie plurime e gravi. Una situazione drammatica, e i non vaccinati c’entrano niente, ma proprio niente. Per la verità non c’entra neanche il Covid, perché siamo nel 2014 e, come ogni anno nella stagione invernale La Repubblica racconta di pronto soccorsi presi d’assalto, personale mancante e posti letto immediatamente saturi. Una situazione che già all’epoca costringeva i medici del Sant’Eugenio di Roma. Ma seguiamo il racconto nel dettaglio per comprendere cone la narrazione della crisi fatta dai media filogovernativi e dal governo stesso sia oltre che fuorviante an ch e in malafede. Un modo per scaricare le responsabilità su di un capro espiatorio, chi dissente e non si vaccina, ma soprattutto un modo per continuare a non cambiar nulla nella qualità e nella quantità del servizio sanitario offerto ai cittadini. (Continua dopo la foto)

“In 98 ancora aspettano di essere visitati (30) o che si liberi un letto in reparto (68) – è la testimonianza del giornalista Carlo Picozza – Tra loro, malati gravi: tredici a rischio di morte (codice rosso), 38 in condizioni critiche (“giallo”). In 17, con patologie da tenere sott’occhio, hanno bisogno del ricovero (codici verdi)”. Difficoltà senza precedenti, secondo i medici in prima linea: “Non era mai accaduto, così non abbiamo faticato mai”. Secondo dottori e infermieri “qui da giorni l’affluenza non molla la presa”. Con la conferma arrivata dalle ambulanze del 118: “Dopo tre ore di fermo del nostro mezzo in un altro ospedale, ci hanno restituito la lettiga di bordo dopo la morte del paziente che la occupava”. “Qui al Sant’Eugenio – ha spiegato Monica Rinaldi – aspettiamo da un’ora che si liberi la barella per poterci rimettere in marcia”. (Continua dopo la foto)

Il direttore del pronto soccorso, Lucio Alessandro, ha spiegato che “l’unità di terapia intensiva coronarica è piena” e i pazienti con infarto in corso vengono trattati alle volte dietro semplici porte di alluminio, mentre chi è in coda in attesa del suo turno riceve un semplice trattamento farmacologico. “Oltre la metà dei pazienti è over 75, affetti da patologie multiple e gravi”. Parecchi potrebbero trovare assitenza nelle Case della salute, un progetto che però non è più decollato. A completare il quadro, la mancanza di presidi sanitari di quartiere e il conseguente rovesicamento sui pronto soccorso delle richieste di assistenza. Sono passati 8 anni da quel 2014, ma nulla è cambiato, anzi tutto è peggiorato. Anni di tagli alla sanità, chiusura di ospedali, riduzione di personale, ci hanno portato ad affrontare la prima pandemia della storia contemporanea senza un reale servizio sanitario, senza assistenza medica territoriale e ci hanno costretto ai lockdown di fatto (come quello attuale) e dichiarati nonché a vaccinare in fretta e furia milioni di italiani con il vaccino più velocemente realizzato nella storia della medicina e dei cui effetti collaterali a medio e lungo terme siamo totalmente all’oscuro. Ma tanto è tutta colpa di chi non si vaccina…

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