Tra i pochi virologi abbastanza coraggiosi da ammetterlo pubblicamente, Andrea Crisanti era balzato prepotentemente agli onori della cronoca quando, durante una puntata del programma In Onda su La7, aveva spiegato: “Tutta la polemica no vax ha creato un cortocircuito. Sembrava che morissero solo i no vax, ma non è vero. Nel 98% dei casi a morire sono persone ‘fragili’ e vaccinate”. Un concetto ribadito in queste ore anche sulle pagine della Verità: intervistato da Alessandro Rico, il microbiologo ha infatti difeso la sua posizione, entrando ancora più nel dettaglio.
“La vaccinazione ha messo in sicurezza tantissimi fragili – ha spiegato Crisanti – ma rimane comunque scoperta una fetta importante di loro. Lo stesso Istituto Superiore della Sanità ha rivelato che la maggior parte dei decessi è di over 75: in quella fascia d’età, la percentuale di vaccinati viaggia tra il 95 e il 98. I fragili dovrebbero comunque fare la quarta dose perché, a priori, non si sa chi risponde e chi no. Per questo ho sempre detto che andrebbero misurati i titoli anticorpali”.
Proteggere i fragili, dunque, senza intervenire con vaccinazioni di massa sulla popolazione. Nella consapevolezza che, in generale, “se uno deve infettarsi, quarta o quinta dose non fa differenza”. Difficile immaginare, inoltre, che la rincorsa al virus possa essere vinta sfornando un vaccino dopo l’altro: “I prossimi vaccini sono calibrati su varianti isolate tre-quattro mesi fa, che sicuramente non saranno quelle in circolazione a ottobre. Il vaccino è leggermente aggiornato, ma è sempre un passo indietro”.
Le persone senza gravi patologie o in età avanzata, nel frattempo, dovranno però continuare a vivere una vita normale: “Ormai è inutile cercare di bloccare la circolazione del virus. Dopo la vaccinazione, lasciamo che il virus circoli, perché siamo più protetti e chi si infetta avrà una specie di booster naturale”. Parole che rischiano di rimanere inascoltate da un governo già pronto, al contrario, a tornare alla carica con obblighi e restrizioni.
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