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Non la operano perché si rifiuta di fare il tampone, ma per l’ospedale finisce male

Pubblicato il 07/11/2023 17:16

Speravamo che con la fine dell’emergenza da Covid-19 anche il clima d’isteria di massa si placasse, ma evidentemente la “lezione” è stata introiettata da molti. E così può accadere che una donna non venga operata perché rifiutatasi di fare il tampone oro-faringeo. L’intervento nel reparto di otorino dell’ospedale di Pescara è saltato e la paziente non ha potuto fare altro che sporgere querela. È appena il caso di ricordare che la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha ufficialmente dichiarato il termine della presunta emergenza, già lo scorso 5 maggio. A rendere pubblico l’accaduto, che risale allo scorso 17 ottobre, e dunque l’illecito perpetrato nei confronti della paziente, il comitato “Difesa Minori”. Sicché, dietro sollecitazioni del raggruppamento di associazioni territoriali Ita.Li, si era mossa la Regione Abruzzo, già all’indomani dei fatti, chiedendo una relazione alla Asl pescarese. In particolare, gli specialisti e consulenti delle associazioni che compongono Ita.Li, il professor Gianfrancesco Vecchio e l’avvocato Giulio Marini hanno avanzato richiesta di aprire un istruttore interna alla Regione chiedendo una “relazione urgente” e informando della richiesta sia il dipartimento regionale di riferimento, che la direzione generale e il direttore sanitario della Asl oltre al direttore medico del pronto soccorso. (Continua a leggere dopo la foto)
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no tampone no operazione

Niente tampone, niente operazione

Oltre alla richiesta dei necessari chiarimenti, come anticipato, è partita anche la querela a sua volta promossa dall’associazione Avvocati liberi – United lawyer for freedom, tramite l’avvocato del foro di Roma Angelo Di Lorenzo. Si ipotizza l’omissione di atti d’ufficio, con gli avvocati che stanno altresì valutando l’ipotesi di violenza privata. Nico Liberati, presidente del comitato “Difesa Minori”, pur nutrendo “massima fiducia nelle istituzioni”, altresì invoca “scelte autorevoli e non autoritarie”. Occorre, pertanto, “regolamentare gli accessi alle prestazioni, impedendo a chicchessia di compiere scelte arbitrarie”. Nel merito si è mosso anche il sindacato D’Azione: “Il caso della signora ci rappresenta tutti, è un questione di ripristino del diritto, cioè superare la logica dell’emergenza”, per Franziska Elstener, presidente del sindacato. Una volta contattata la Asl di Pescara, il direttore medico dei presidi ospedalieri, Valterio Fortunato, ha confermato le linee guida che hanno portato al rifiuto di operare al paziente: “Tutti i pazienti ospedalizzati che devono accedere al blocco operatorio da effettuarsi nelle 48 ore precedenti l’intervento”. È vero, effettivamente, ma non si può non sottolineare che tale protocollo risale al 2021, laddove eravamo nella piena emergenza sanitaria, e andrebbe certamente aggiornato. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le direttive dell’Asl

Ma ciò non è accaduto, anzi una nota protocollata lo scorso agosto 2023, emanata dal direttore sanitario aziendale, Antonio Caponetti, ancora ribadiva la necessità di eseguire il tampone antigienico di ingresso per i ricoveri ordinari, come leggiamo sul portale locale Il Centro. Ma la paziente pescarese non si rassegna e con lei i suoi avvocati, convinti a buona ragione che alla donna sia stato negato il diritto alla cura senza un valido motivo.

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