L’epidemia di peste suina africana da Liguria e Piemonte si sta diffondendo verso Nord. Quasi 34mila maiali sono già stati uccisi in Lombardia, tutti nel pavese. Tra gli animali coinvolti anche quelli del rifugio Progetto Cuori Liberi odv di Sairano (PV), realtà che tra gli altri ospita suini che provengono da situazioni di abusi e maltrattamenti. Animali che hanno già sofferto a causa dell’uomo e che al rifugio hanno trovato l’amore e l’accudimento che ogni individuo senziente dovrebbe avere garantiti. La PSA (peste suina africana) non si trasmette all’uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. (continua dopo la foto)

Il problema del contagio è da riferirsi solo all’aspetto economico. L’uccisione indiscriminata di maiali sia malati che sani non ha nulla a che vedere con la salute pubblica, ma è solo una barbara scelta per evitare la diffusione del contagio e la conseguente perdita economica del comparto. Perciò decine di attivisti accorsi da tutta Italia stanno facendo una barriera umana in difesa degli ospiti del rifugio. La richiesta è quella di permettere ai maiali colpiti dalla malattia di poter morire a casa propria, accompagnati da un veterinario di fiducia. E di permettere a quelli non infettati di poter continuare a vivere la propria vita in serenità. (continua dopo la foto)

Questo atto di resistenza da parte del movimento animalista rappresenta un’opposizione netta all’ennesimo abuso verso esseri senzienti, già privati di diritti giuridici, incapaci di potersi difendere e vittime di un sistema culturale, politico ed economico che nega il riconoscimento all’individualità di un animale, alla sacralità della sua vita nonchè il diritto dell’intero mondo animalista di prendersi cura degli animali rifugiati. Perché un rifugio è un luogo di salvezza e di riscatto. Un’oasi inviolabile di evoluzione culturale. Agli animali ospiti è stato promesso che nessuno avrebbe mai più fatto loro alcun male. E certe promesse devono essere mantenute.