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“Nelle mani degli speculatori”. Ecco come i gruppi finanziari si approfittano della crisi

Pubblicato il 24/08/2022 11:43

La Terra produce molto più cibo di quello che servirebbe a sfamare i suoi 8 miliardi di abitanti. Ad affermarlo non è Piero del Bar Sport, ma The Economist, secondo cui è possibile che gli intermediari specializzati nel commercio di materie prime agroalimentari abbiano generato volutamente il panico con fini speculativi.
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I dati sono assolutamente incontrovertibili: il pianeta produce molto più cibo di quanto serva per sfamare i suoi otto miliardi di abitanti. Inoltre, le tensioni sui prezzi delle derrate alimentari stanno rientrando. Partendo proprio da questo secondo aspetto possiamo affermare che, nonostante l’inflazione continui a crescere in mezzo mondo a causa soprattutto dei prezzi del gas, il carovita non è più sospinto dai prezzi alimentari. Le maggiori derrate agricole, in particolare i cereali, sono infatti scese ai livelli di prezzi dove si trovavano prima dell’invasione di Putin in Ucraina.
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Come spiega il Correre della Sera, secondo i dati forniti da un osservatorio autorevole come il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, la produzione e l’esportazione di grano dalla Russia è ai massimi storici. Nella stagione agricola 2022-23 Mosca venderà al resto del mondo 38 milioni di tonnellate di grano, cioè due milioni di tonnellate in più rispetto alla stagione precedente. Dunque, la guerra non ha avuto un’influenza negativa, le condizioni climatiche nemmeno, in barba alle previsioni sull’Apocalisse dietro l’angolo. Da qui deriva il sospetto che The Economist porta all’attenzione dei suoi lettori: i grandi intermediari specializzati nel commercio di materie prime agroalimentari hanno generato il panico per specularci sopra, giocando sui parallelismi con il mercato dell’energia?
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Questo non significa che non ci siano problemi alimentari. Le siccità stanno danneggiando diversi raccolti agricoli. I rincari dei prezzi continueranno in alcuni settori: dal cotone al caffè. Grano e mais non sono così economici una volta che i loro prezzi vengono riconvertiti in monete locali. Il forte ribasso delle quotazioni si misura in dollari, ma il dollaro si è rafforzato. Ma quanto affermato da The Economist va analizzato nel contesto dei grandi numeri della produzione agricola, largamente eccedente rispetto ai bisogni dell’umanità.
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Ad esempio, il mondo produce molti più cereali di quanti ne servano alla nostra alimentazione, come dimostrano i dati della Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di agricoltura e alimentazione. Il surplus è talmente abbondante che il grosso dei raccolti mondiali viene dirottato per alimentare il bestiame d’allevamento, e una parte per produrre biocarburanti. La quantità di cereali usata come alimento animale o biocarburante, vale sei volte la produzione di Russia e Ucraina messe assieme. Una cosa è certa: l’idea che il pianeta sia sull’orlo di una crisi dei prodotti alimentari è una grossa bugia, funzionale a sostenere battaglie ideologiche o speculazioni finanziarie, ma priva di fondamenti reali.

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