C’è M e M… C’è M. inteso come Mussolini, che è una specie di slot machine come lo fu B. inteso per Berlusconi (sembra passato un secolo): e poi c’è la M dei Matti che ci circondano. Basta un punto, se ho capito bene il gioco letterario. Sotto la M. fanno un sacco di soldi quelli generati da Repubblica, Scurati in testa, Ezio Mauro a seguire e poi tanti altri, i quali da quando la Meloni (M anche lei, cribbio…) è al governo sfornano libri, spettacoli, prime pagine, convegni e considerazioni varie. Insomma lui – lui lui – è più presente che mai e dà da mangiare a parecchi. Sky – me ne sono accorto transitando per le stazioni – sta mandando in onda una serie tratta dai romanzi di Antonio Scurati, il quale spera di bissare il successo di quell’altro gran prodotto della Repubblica generation che è Roberto Saviano, il cui Gomorra da bestseller è diventato una (quasi) interminabile serie tv, sempre per Sky, con tanto di spin off che arricchiscono le library delle piattaforme televisive.
Scurati e Saviano. Il primo che sostituisce il secondo nel pantheon del pensierume, portando la “storia” a mangiarsi la cronaca attualizzandola quel tanto che basta da gridare aiuto aiuto. Pare che la cosa funzioni e faccia far cassa. Ovviamente di storico c’è ben poco, qui bastano le suggestioni un tanto al chilo per sfregarsi le mani. Tutti parlano ex cathedra, dibattono, si allarmano senza aver nemmeno mai letto una sola pagina degli studi (fondamentali) di Renzo De Felice e forse nemmeno del grande storico britannico Denis Mack Smith. Nell’epoca di Instagram e di Tik Tok, Scurati diventa il faro, il guru. Antonino nostro fa cassetta e “acchiappa” per dirla con un termine pop. Se non rischiassi di finire segnalato dall’Ordine dei giornalisti (a proposito, piena solidarietà all’amico Sandro Sallusti) è innegabile che essere uno scrittore di M. fa fare una montagna di soldi.
Sistemato l’M con il puntino, arriviamo agli M senza puntino. I matti. Che abbondano nello stesso ecosistema culturale dove i seguaci di M. col puntino leggono, dibattono, ammoniscono. E pure ammattiscono, nel senso che vedono cose che gli altri non vedono, sentono cose che gli altri non dicono e di contro non sentono quel che gli altri dicono. Tipo Elli Schlein che, a commento della conferenza stampa (con tanto di domande matte tipo quella sulle formiche), si è scaldata perché la premier che inizia per M non ha parlato degli Italiaaaniiii (oddio no…) e dei loro problemi. Il guaio è che nel trionfo di “emme”, un’altra emme era diventata il nuovo assillo dei giornalisti; un’altra M da cui la Meloni è già chiamata a prendere le distanze: è la M di Musk(olini). Così nella raffica di domande i giornalisti si sono dimenticati di toccare i temi cari alla Schlein che comincia anche lei per “esse” come Scurati, Saviano e Sky. E lei ha dato di Matto. Appunto.