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Nei guai l’Istituto Superiore della Sanità. 4 dirigenti accusati di “certificazioni false”

Pubblicato il 18/10/2021 11:28

Questi sono i signori di cui ci dovremmo fidarci e a cui la Nazione intera si affida? Come viene descritto dal sito iss.it, è dal 28 febbraio che ogni giorno l’ISS coordina il sistema di sorveglianza integrando i dati forniti dalle Regioni, dalle Provincie Autonome (PA) e dal Laboratorio nazionale di riferimento per SARS-CoV-2 dell’ISS, e trasmettendo e fornendo la descrizione della diffusione (nel tempo e nello spazio) dell’epidemia in Italia.

Ebbene gli stessi signori che si occupano di questo e di molti altri compiti cruciali per l’intera Nazione, sono adesso sotto accusa per gravissimi reati. Stando a quanto rilevato dalle indagini, i quattro dirigenti sarebbero responsabili della circolazione di migliaia e migliaia di pacemaker, neuro-stimolatori e stent coronarici non conformi, immessi sul mercato nel periodo che va dal 2010 al 2014. Questi dispositivi sanitari, che risultano persino già impiantanti nei pazienti, non sono conformi alla legge in quanto privi delle rispettive certificazioni o ancora peggio dotati di certificazioni false, emesse sempre dallo stesso Istituto Superiore di Sanità. (Continua dopo la foto)

“Il danno calcolato dalle Fiamme gialle per le casse pubbliche è milionario e a pagare potrebbero essere i quattro responsabili del dipartimento Tecnologie e Salute dell’Iss che si sarebbero dovuti occupare delle autorizzazioni: la Corte dei conti del Lazio li ha citati in giudizio, chiedendo loro di risarcire l’Ente e il ministero della Salute con 3.054.714 euro”, si legge tra le righe de ilmattino.it.

Nei laboratori “i macchinari erano fatiscenti, datati e praticamente inutilizzabili”. Per tale motivazione è impossibile ritenere che venissero effettuati i test per certificare la conformità o testare lo stato dei dispositivi sanitari immessi sul mercato e venduti agli ospedali italiani. Per l’accusa le indagini hanno così dimostrato l’omessa effettuazione dei test di laboratorio – almeno per quanto riguarda i pacemaker – e l’impossibilità di effettuarli a causa “dello stato di obsolescenza e non funzionamento della maggior parte dei macchinari” presenti.

Attualmente risultano sotto accusa: Velio Macellari, da luglio 2007 a dicembre 2012 direttore del dipartimento Te.Sa., Mauro Grigioni, all’epoca delegato del direttore di dipartimento, Giuseppe D’Avenio, in quegli anni responsabile della linea di prodotto per il tipo stent coronarici e periferici e Carla Daniele, insieme a lui

Negli atti viene specificato che Macellari avrebbe firmato 33 certificati relativi a modelli di pacemaker e neuro-stimolatori, poi immessi a migliaia sul mercato, e avrebbe approvato anche 20 modelli di stent. In tutti i casi, secondo l’accusa, avrebbe certificato l’esistenza di rapporti di conformità che non erano mai stati compilati. 

D’Avenio, “su ordine del nuovo direttore di dipartimento – ora deceduto – avrebbe compilato e stampato rapporti di conformità postumi relativi ai modelli di stent finiti sotto inchiesta. Nel 2014, durante una perquisizione, i finanzieri avevano infatti trovato sul suo computer un file per la creazione dei documenti, mentre nel suo ufficio c’erano i rapporti relativi a certificati emessi ben quattro anni prima”.

Mentre secondo i magistrati, Grigioni e la Daniele, pur essendo a conoscenza dello stato pessimo dei macchinari di laboratorio, non avrebbero preso i provvedimenti necessari per impedire l’emissione dei certificati. Uno degli attestatori ha anche raccontato di avere subito pressioni perché firmasse i rapporti di conformità in assenza dei requisiti previsti. 

 

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