Come ci ritroviamo a dire spesso, piano piano tanto la verità viene fuori. Sul fronte vaccini anti Covid, quei prodotti a mRna che hanno cercato di imporre alla popolazione mondiale in via sperimentale e con scarsissimi risultati da un punto di vista scientifico, di giorno in giorno emergono nuovi dettagli che vanno a smentire l’intera narrazione che avevano costruito. Inizialmente dicevano una sola dose, poi due, poi tre, fino ad arrivare a cinque; poi dicevano che i test erano stati fatti, ma non era vero; poi dicevano che avrebbero bloccato il contagio, e non era vero, visto che a contagiarsi, a trasmettere il virus e ad ammalarsi (e morire) sono stati prevalentemente proprio i vaccinati; dicevano anche che il vaccino non avrebbe intaccato il Dna, cosa impossibile vista la sua tecnologia. E adesso viene fuori anche questa smentita. In modo indiretto, ovviamente, “grazie” al lavoro che un team composto dai ricercatori del Children Hospital e della Penn University di Filadelfia ha recentemente pubblicato su Science. In che modo interferisce con il Dna? Cosa emerge? (Continua a leggere dopo la foto)
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I risultati dello studio dimostrano come, grazie alla tecnologia mRna, sia possibile correggere la mutazione genetica responsabile dell’anemia falciforme. La notizia è stata data al mondo intero con grande entusiasmo, perché in effetti è molto positiva sul fronte medico, e in Italia si è particolarmente felici della cosa perché tra i ricercatori ci sono anche due italiani. Il problema, però, è che questa notizia così sensazionale conferma che la tecnologia mRna in realtà interferisce con il Dna. Ed ecco così smontata un’altra delle fake news intorno al vaccino magico di Big Pharma. Repubblica ha intervistato i due ricercatori italiani per chiedergli di spiegare questa grande novità. L’anemia falciforme è causata da una mutazione genetica all’interno delle cellule ematopoietiche staminali, che sono le cellule progenitrici di tutte quelle contenute nel sangue e nel midollo osseo. (Continua a leggere dopo la foto)
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La prova che l’mRna interferisce con il Dna
Scrive Repubblica: “Il team di ricerca, guidato, tra gli altri, da Laura Breda, professore della divisione di Ematologia al Children Hospital di Philadelphia, italiana di Conegliano, ha messo a punto un sistema in grado di correggere il difetto genetico che caratterizza l’anemia falciforme con una semplice iniezione di mRNA in una modalità simile a quella utilizzata per il vaccino anti-Covid19″. In questo caso i ricercatori hanno usato la tecnologia a mRNA per far produrre alle cellule difettose, le ematopoietiche staminali, un enzima in grado di riparare la mutazione genetica. “I ricercatori, grazie ad una sorta di GPS molecolare, sono riusciti ad indirizzare le particelle di mRNA solo nelle cellule contenenti il difetto genetico poiché questa tecnologia funziona solo in presenza della mutazione”.
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