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Morì di tumore a soli 5 anni. La Procura torna all’attacco: “Abbiamo nuove prove”

Pubblicato il 03/11/2022 17:24

Dopo che nello scorso mese di luglio vennero prosciolti alcuni tra dirigenti e manager dello stabilimento siderurgico ex Ilva, oggi la Procura di Taranto torna a farsi sentire sul caso della morte del piccolo Lorenzo Zaratta, morto a soli 5 anni per via di un tumore al cervello. Il pm Mariano Buccoliero ha presentato un ricorso contro la sentenza di assoluzione degli imputati, aprendo dunque un nuovo capitolo della vicenda giudiziaria. Per la sentenza emanata dal giudice per le udienze preliminari Pompeo Carriere, non era possibile infatti accertare un nesso di “correlazione causale” tra la malattia tumorale e l’inquinamento ambientale. Ne conseguiva l’archiviazione dell’udienza preliminare davanti al gup lo scorso 12 luglio, con un’assoluzione e il non luogo a procedere per gli altri otto imputati. Lo riferisce la Repubblica nella sua edizione odierna.
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La storia

Il piccolo Lorenzo aveva soltanto 5 anni. Ha avuto la sfortuna di nascere in una città falcidiata dall’inquinamento provocato dalla super struttura dell’ex Ilva di Taranto. Morì a fine luglio 2014, per un astrocitoma. Diventò presto il simbolo dei bambini di Taranto, della difesa dell’ambiente e della lotta all’inquinamento. Ma tra la giustizia ideale e quella amministrativa non sempre c’è un “fil rouge”, così, non potendo accertare una precisa correlazione tra la patologia e gli effetti delle emissioni inquinanti provenienti dallo stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, il provvedimento del gup finì per assolvere un dirigente della fabbrica che aveva chiesto il rito abbreviato, stabilendo al contempo che non si sarebbe dato seguito nemmeno al processo per gli altri otto che avevano optato per il rito ordinario.
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I motivi dell’assoluzione

Tra le motivazioni venne indicato chiaramente che “la letteratura medica, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non consente di affermare la sussistenza di una correlazione causale tra inquinamento ambientale-atmosferico e tumori del sistema nervoso centrale e segnatamente dell’astrocitoma”. Ebbene, oggi la Procura di Taranto torna all’attacco, chiedendo di valutare la questione sotto altri aspetti, non basandosi dunque sul mero rapporto tra inquinamento ambientale ed insorgenza del tumore. La nuova strategia si basa sulla rilevazione della presenza di “sostanze cancerogene nel cervello di Lorenzo” e la stessa patologia oncologica che si è sviluppata nella medesima sede in cui le sostanze sono state trovate. Il ricorso fa dunque riferimento agli effetti e alla cancerogenicità di altre sostanze a cui si è esposti in generale, come le sostanze che inaliamo e che si trovano, ad esempio, nel fumo di sigarette o nei fumi industriali inquinanti, e all’accumulo delle stesse nei tessuti: “E’ dove la sostanza passa, si trattiene ed accumula – si legge – che si può formare il tumore”.
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Una nuova strategia

Tramite questo nuovo ricorso, il pm Mariano Buccoliero chiede di valutare con scientificità, ma sotto un altro tipo di prospettiva, il rapporto tra le sostanze reperite nel cervello di Lorenzo e i tumori cerebrali. Nello specifico “il rapporto tra sostanze cancerogene nel cervello di Lorenzo e tumore sviluppato proprio ove tali sostanze sono state trovate”. Sono stati gli stessi consulenti della famiglia del piccolo Lorenzo a segnalare, attraverso alcuni accertamenti, la presenza di tracce di metalli pesanti nel tessuto cerebrale del bimbo. Alla luce di queste rilevazioni, il ricorso chiede perciò di valutare se quelle sostanze ritrovate possano avere una correlazione con l’insorgenza del tumore.

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