La politica è strana. Spesso riserva colpi di scena e cambiamenti inaspettati. Carlo Calenda sembra essere tra quelli che più inducono questo genere di ripensamenti, facendo col cosiddetto “Terzo Polo” la parte del democristiano che mette tutti (o quasi) d’accordo. Il segretario di Azione ha infatti raccolto tra le proprie fila alcune personalità con cui, fino a qualche tempo fa, non andava certo a cena fuori. Quella di ieri però è stato un endorsement abbastanza inatteso. Ecco cos’è successo alla manifestazione pro Ucraina organizzata d Azione e Italia Viva all”Arco della Pace nella giornata di ieri.
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«Qui Enrico Letta non sarebbe stato contestato». Anzi, di più: «Sarebbe stato solo applaudito». Perché, spiega Calenda, «qua c’è metà del Pd lombardo. Nessuno avrebbe contestato Enrico Letta perché se c’è una cosa che gli va riconosciuta è la totale linearità sulla questione ucraina». Queste le parole Calenda alla manifestazione per l’Ucraina “La pace non è la resa”, organizzata ieri all’Arco della Pace da Azione e Italia viva. Il leader del Terzo Polo si dice «dispiaciuto» che il leader del Pd non abbia scelto la piazza milanese ma quella romana definita «pacifista». «Voglio sapere cosa vuol dire l’ideale della pace, perché se è disarmare gli ucraini, allora è l’ideale della sottomissione. Tutti vogliamo la pace, ma da dove deriva la pace? Dalla libertà o dall’asservimento?».
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Calenda, che ha chiuso la manifestazione cantando Bella Ciao, non le manda a dire a nessuno sulla questione del conflitto. Dal palco infatti urla più volte nomi e cognomi di coloro i quali – secondo lui – non stanno contribuendo politicamente alla difesa dell’Ucraina. Poi aggiunge: «Non bisogna essere ipocriti: puoi chiedere la pace? Certo, la chiediamo anche noi. Ma puoi chiedere la pace votando contemporaneamente per non mandare le armi in Ucraina? No, stai chiedendo la resa, e se stai chiedendo la resa stai chiedendo esattamente quello che Putin vuole, e che una parte della sinistra se lo sia dimenticato è triste, perché la storia della sinistra è fondata sulla liberazione e la difesa della libertà». Di certo una visione controversa quella di Calenda e Renzi, che vorrebbero la pace continuando a fornire armi per allungare la guerra. Punti di vista che trovano riscontro per lo più nel bacino dell’elettorato del PD e in qualche area di centrodestra.
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Con l’appuntamento milanese Calenda coglie due piccioni con un fava, giacché risulta essere anche l’occasione per chiudere la partita sulle Regionali di febbraio. Come spiega il Corriere della Sera, ufficialmente nessuno parla, a parte Matteo Renzi che scarica tutte le decisioni sul socio di Azione: «Sarà Calenda a gestire questo dossier, sempre d’accordo con noi però in prima persona», ma sottolinea che «la candidatura di Letizia Moratti è molto interessante». Proprio lei, guardacaso, era presente sul palco della manifestazione, non lesinando qualche lacrimuccia parlando del padre partigiano. Appena scesa dalla struttura però, pare si sia data un gran da fare nel stringere mani e nel parlare a lungo con Calenda, come anche con l’esponente della corrente dem di Base riformista, Alessandro Alfieri, con cui discute le ragioni degli ostacoli alla sua candidatura.
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Che proprio l’ex Forzista Letizia Moratti possa essere il prossimo nome del Terzo polo sembra dunque deciso: la proposta fatta da Calenda al sindaco Beppe Sala di un ticket Moratti-Cottarelli è stata interpretata da molti dem come un modo per essere messi all’angolo. Dal canto suo il Pd, oggi riunito in assemblea a Milano, dovrà esplicitare la sua accettazione (o il suo rifiuto) in nome dell’alleanza con Terzo polo e liste civiche.
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