Intervenuto come ospite di Otto e Mezzo, il programma di Lilli Gruber in onda su La7, il senatore a vita Mario Monti è tornato a battere sul tema a lui più caro, le tasse. E ha avuto l’ardire, in un passaggio del suo ragionamento, di dire: “Anche se l’imposta di successione spiace a chi debba pagarla, noi abbiamo l’aliquota più bassa d’Europa…”. Una frase che non è sfuggita ai più attenti e che, con il ritorno di Monti ad influenzare il governo dopo il voto utile a salvare la poltrona a Conte, lascia presagire la solita vecchia ricetta: tasse, tasse e ancora tasse. È così che pensano di risolvere le cose questi. (Continua a leggere dopo la foto)
E mentre in queste ore negli anfratti dei Palazzi continua ad andare in scena il solito mercato delle vacche per tenere in piedi Conte, Monti continua a mandare segnali al governo. In un pezzo pubblicato dal Corriere, dall’eloquente titolo “Le condizioni per dire un sì al governo”, l’ex premier tutto tasse e sangue spiega: “Diventa importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso continuare a ‘ristorare’ con debito le perdite subite a causa del lockdown”. Agli occhi di Monti, quindi, la priorità non sono i già ridicoli ristori per i poveretti che stanno facendo la fame. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Per molte attività sarebbe meglio che lo Stato favorisse la ristrutturazione o la chiusura, con il necessario accompagnamento sociale, per destinare le risorse ad attività che si svilupperanno, invece che a quelle che purtroppo non avranno un domani”. Avete capito cosa ha detto? Monti vorrebbe prendere i piccoli esercenti ammazzati da questa crisi e da queste misure contiane e – fregandosene della loro storia, la loro vita, la loro passione – e spostarli, dirottarli su altro, “guidare” la loro chiusura. Roba da pazzi. (Continua a leggere dopo la foto)
Queste sono dunque le condizioni poste da Monti a Conte. Il suo voto in Aula è arrivato e ora il premier dovrà tenerne conto. La ricetta dell’ex premier è sempre la stessa: tassare. Adesso sussurra all’orecchio di Conte un remake di quanto fatto a palazzo Chigi tra il 2011 e il 2013. E a farne le spese, come al solito, saranno ancora una volta milioni di italiani. Prepariamoci, verranno tempi duri. Per questo è già ora di dire basta. Basta a Monti, a Conte e a questa Europa.
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