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“Miocardite e pericardite nei giovani dopo il vaccino”. Se ne accorge anche Repubblica. L’articolo che non ti aspetti

Pubblicato il 16/07/2022 07:55

Alla fine si è svegliata anche Repubblica. E riprende un importante studio pubblicato sul British Medical Journal, coordinato da Lisa Hartling, dell’Università dell’Alberta ad Edmonton, in Canada. Sono mesi e mesi che riviste internazionali molto prestigiose pubblicano questo tipo di studi, evidenziando il rischio e l’incidenza di miocardite e pericardite nei giovani e giovanissimi subito dopo aver fatto il vaccino, segnalando la causalità. Probabilmente ormai è talmente evidente che è impossbile nascondere ancora questa evidenza, e così anche un giornalone di Sistema come Repubblica decide, il 14 luglio 2022, di darne notizia. Facendo comunque finta di niente, visto che nelle altre pagine pompa a più non posso la vaccinazione, aiutando così la campagna di Speranza. Ma torniamo allo studio. Cosa emerge? (Continua a leggere dopo la foto)

Lo studio prende in esame oltre 8000 casi segnalati in 46 diversi rapporti di studiosi canadesi. Sulla base dei dati emersi, vengono segnalate due osservazioni principali. “I casi di miocardite e pericardite sono più alti tra i giovani maschi, subito dopo una seconda dose di vaccino a mRna. Inoltre, a fronte di quadri cardiaci sostanzialmente lievi nella stragrande maggioranza dei casi, si sottolinea come il rischio di miocardite o pericardite potrebbe calare allungando ad almeno un mese l’intervallo tra prima e seconda dose. In particolare, i risultati mostrano che i tassi di miocardite dopo i vaccini con mRNA erano più alti negli adolescenti maschi e nei giovani adulti maschi (50-139 casi per milione tra i 12-17 anni e 28-147 casi per milione tra i 18-29 anni)”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’articolo di Repubblica.it

Per ragazze e ragazzi di età compresa tra 5 e 11 anni e femmine di età compresa tra 18 e 29 anni, i tassi di miocardite dopo la vaccinazione con vaccino Pfizer in particolare potrebbero risultare inferiori a 20 casi per milione. Ancora: “Per le persone di età compresa tra 18 e 29 anni, la miocardite è probabilmente più alta dopo la vaccinazione con Moderna che con Pfizer e per i soggetti di età compresa tra 12 e 39 anni, i tassi di miocarditi o pericarditi potrebbero essere inferiori quando la seconda dose viene somministrata più di 30 giorni dopo la prima dose. I dati specifici per i maschi di età compresa tra 18 e 29 anni indicano che l’intervallo tra le somministrazioni potrebbe dover aumentare addirittura a più di 56 giorni per ridurre sostanzialmente i tassi di queste condizioni”. (Continua a leggere dopo la foto)

Nel loro lavoro, gli studiosi canadesi non mancano di proporre alcuni interrogativi cui occorre ancora fornire una risposta definitiva. “Ad esempio, a fronte di quadri di miocardite post-vaccinazione nei bambini sostanzialmente leggeri e che tendono a ridursi da soli, è fondamentale continuare l’osservazione nel tempo per definire una prognosi a lungo termine del quadro cardiaco. Gli autori segnalano infatti l’importanza di ‘una sorveglianza continua della miocardite dopo i vaccini a mRna, specialmente in età più giovane, dopo la terza dose (ed eventuali le dosi successive) e nei casi precedenti per supportare il processo decisionale continuo per eventuali booster vaccinali per Covid-19′”. In poche parole, nei casi in cui si siano osservate infiammazioni cardiache, bisogna controllare il quadro, anche con follow-up a lungo termine. L’obiettivo deve essere svelare i meccanismi ancora ignoti che stanno dietro il potenziale rischio di miocarditi e pericarditi post-vaccinazione.

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