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Milano, Far West Ferrovie: ancora un’aggressione ai danni di un capotreno

Pubblicato il 11/06/2021 12:36 - Aggiornato il 12/06/2021 00:40

Non accenna a calare l’allarme sicurezza a Milano. Ogni giorno si susseguono notizie di aggressioni, risse, atti di vandalismo, rapine. Quel che è peggio, dilaga una forma di criminalità organizzata in bande. Spesso formate da giovani e giovanissimi, si muovono nelle periferie, nel centro città, sui mezzi di trasporto. Soprattutto nei quartieri ormai diventati zona franca, privi di regole, gestiti dalla malavita. Questo scenario coinvolge anche treni e metropolitane. Stamattina alle 6, vicino a Cesano Boscone. un capotreno è stato aggredito con un taglierino “con la lama estratta”, secondo quanto riportato dai sindacati. Il pronto intervento di un collega macchinista e l’arrivo dei carabinieri hanno evitato il peggio.

(continua dopo la foto)

Si tratta di uno dei molti episodi che hanno funestato il settore trasporti in questi anni. In molti ricorderanno la feroce aggressione subita da un dipendente delle ferrovie nel 2015, alla Stazione di Villapizzone. Alcuni ragazzi di origine sudamericana, appartenenti a una gang denominata Latinos M13, ferirono gravemente a un braccio il capotreno con un machete. Ci volle un’operazione di 8 ore per evitare l’amputazione dell’arto. Nonostante il clamore suscitato da quel terribile episodio, da allora – come denunciano i sindacati – il trend di minacce e aggressioni ai danni del personale è cresciuto costantemente. E gli esempi si sprecano.

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Basti pensare al dipendente della metropolitana preso a pugni da un pregiudicato, alla Stazione di Sesto Marelli, sulla linea Rossa M1, il 18 maggio 2021. O al macchinista ferito agli occhi a colpi di vernice spray. Vittima di contestatori a volto coperto nella Stazione di Porta Romana, il 27 aprile 2021. O alla capotreno che, la sera del 29 marzo 2021, subì un’aggressione di inaudita violenza. Sputi, insulti, calci e pugni da parte di un gruppo di delinquenti mentre si trovava sul treno a lavorare. Anche allora i sindacati si appellarono alle istituzioni. Denunciarono il ripetersi di “atti criminali e ingiustificabili, sintomo di gravi situazioni di disagio vissute nel nostro Paese”. E chiesero l’apertura di tavoli di confronto per “riportare in primo piano il tema della sicurezza”. Un appello condivisible, che sottolinea una situazione di crisi sociale alla quale è sempre più urgente porre rimedio.