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“Metà degli italiani non va avanti tre mesi senza nuove entrate.” Crescono i risparmi, ma aumentano le disuguaglianze

Pubblicato il 06/04/2021 15:09 - Aggiornato il 06/04/2021 15:10

“Le persone fino a 29 anni usano le riserve per vivere, metà degli italiani non va avanti altri tre mesi senza nuove entrate”. Allarmanti i dati che vengono riferiti dalle colonne del Corriere della Sera.

Se da un lato aumentano i risparmi: la capacità di mettere da parte soldi “negli ultimi dodici mesi è tornata ai livelli del secolo scorso” quando nell’ultimo decennio era “ai minimi dal dopoguerra”; dall’altro lato per i giovani cresce la povertà assoluta.

Solo negli ultimi 3 mesi del 2020 le famiglie hanno avuto una propensione al risparmio pari al 15,2% del loro reddito disponibile. Per tale motivazione il denaro liquido lasciato sui conti è salito a “circa 75 miliardi”. Questi si aggiungono agli oltre 100 miliardi che sono stati accumulati dalle imprese e non investiti.

Ma se è vero che a gennaio risultava che le famiglie avevano sui loro conti italiani “1.117 miliardi, mai tanti in valore nominale e mai cresciuti così in fretta da quando esiste l’euro”, è anche altrettanto vero che “metà della popolazione vive in famiglie che non hanno risorse per mantenere uno standard minimo di vita per altri tre mesi in assenza di altre entrate”. “La capacità di risparmio aumenta con l’età ed è massima per i pensionati”.

Insomma, la pandemia oltre ad aver fatto esplodere i risparmi per taluni, ha fatto esplodere le disuguaglianze e in particolare a risentirne sono le fasce più giovani. Inoltre se volessimo comparare il dato dei crolli subiti dalle fasce più giovani con quello dei giovani d’Europa, il nostro è peggiore insieme a quello di Spagna e Grecia. Il 60% degli autonomi e il 55% dei precari ha visto diminuire il proprio reddito.