“Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più?”, cantava Battisti. E il verso può essere perfettamente “dedicato” in queste ore al Mes. Ci risiamo. “Lo vuole l’Europa”, e quindi l’Italia deve ubbidire. Come era rispuntato fuori in occasione della crisi innescata dal Covid, rieccolo spuntare per la crisi energetica. Sia quella del Covid che quella energetica, per inciso, sono state innescate proprio dalle politiche europee sposate dall’Italia. Per essere più chiari: le sanzioni alla Russia volute dall’Europa si sono presto trasformate, come stanno vedendo i cittadini alle prese con le bollette, in sanzioni contro l’Italia. Come scrive Claudia Antonelli su La Verità, ieri, alcune agenzie di stampa hanno diffuso una delicatissima velina: “Noi ci attendiamo” che l’Italia ratifichi la riforma del Mes, “è un impegno preso dalla Repubblica italiana”. Lo avrebbe fatto trapelare un alto funzionario dell’Ue, precisando – figuriamoci – di non voler speculare sull’esito del voto in Italia. (Continua a leggere dopo la foto)
L’Europa torna a ricattarci sul Mes: linea dura contro il governo Meloni, l’avvertimento dell’Ue

L’Eurogruppo inoltre confida – si capisce dalla velina – di chiudere la pratica per la nomina del nuovo direttore del Mes in occasione della riunione di Praga ma “se ciò non dovesse accadere non è un dramma. Ci siamo mossi con largo anticipo”. Il riferimento – spiega Antonelli – è anche al meccanismo del quorum e al fatto che ormai siano rimasti due candidati a prendere il posto del tedesco Klaus Regling, l’ex ministro delle Finanze portoghese Joao Leao e l’attuale del Lussemburgo, Pierre Gramegna. “Quello che è certo è che entrambi la pensano come la fonte anonima e quindi che l’Italia dovrà adeguarsi al Mes se vorrà in alcun modo ricevere fondi. Per cosa? Per emergenze energetiche, pagare le bollette, evitare che le aziende finiscano nella lista «insolvenze»”. (Continua a leggere dopo la foto)

La conclusione? La spiega bene Antonelli: “Appare chiaro che la ritrosia di Mario Draghi a dare il via allo scostamento di bilancio non debba essere considerata come una ripicca personale, ma come una linea politica. Non sua, ma europea”. Rispetto al “vecchio” Mes sanitario, la situazione di adesso è ben diversa. O, per essere più precisi, è ben peggiore. “L’inflazione è sopra al 9%. Il debito pubblico è salito ulteriormente e il rischio di vedere fallire aziende e imprese che non riescono a sostenere la corsa dell’energia è concreto. Uno studio ha dimostrato che il Vecchio Continente vede esposti alle insolvenze 1.500 miliardi di patrimoni. E qui scatta l’altro lato della medaglia”. Ossia? (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Antonelli scoprendo le carte sulla trappola europea: “Domani, mentre a Praga si discuterà di Mes, il Consiglio avvierà la trattative per il salvataggio del comparto energetico e il sostegno contro il caro bollette. Ursula von der Leyen ha fatto capire che il tetto sarà sull’elettricità non prodotta da gas (per noi è il 30% dei consumi) e che per sostenere lo schema verranno inserite nuove tasse, sia sulle rinnovabile sia sui fossili. Per noi un suicidio assistito e un pericoloso tracollo di liquidità. Nel frattempo si attende la decisione odierna della Bce, altro pilastro della politica comunitaria. Lo stop progressivo agli acquisti dei titoli di Stato e il forte rialzo dei tassi ci porterà ad avere aziende con marginalità ancor più sottili e debito più costoso da sostenere”. Ed ecco il nuovo ricatto: c’è da prendere il Mes. La sola risposta possibile? Italexit. Via da questa Europa.
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