Le difficoltà che attraversa la nostra economia e la necessità di arrivare a una quadra con l’Europa sui dossier aperti stanno creando malumori e divisioni nella maggioranza. A quanto pare la ratifica del Mes, a cui Giorgia Meloni si opponeva strenuamente in campagna elettorale, si farà. Ma non prima di Natale. Il programma sarebbe di farla slittare a gennaio. Non tutti nella maggioranza sono d’accordo. Il centrodestra appare diviso al suo interno. Ormai è chiaro che nell’esecutivo ci sono tre posizioni distinte per tutto ciò che riguarda i rapporti con la Ue. La prima, che fa capo alla Premier, è più realista. Con l’Europa bisogna venire a patti anche a costo di modificare, controvoglia, le posizioni assunte in precedenza. La seconda, che vede come alfieri Tajani, Giorgetti, Fitto e in generale Forza Italia, è totalmente filoeuropeista e spinge per fimare gli accordi al più presto. (continua dopo la foto)
La terza, che fa capo a Salvini, è fortemente euroscettica e minaccia rotture. L’economista Claudio Borghi, uomo di punta del Carroccio, ieri affermava: “Non voterò mai il Mes, piuttosto mi faccio tagliare una mano”. Tutti, nel governo, hanno le loro ragioni. Tajani e Giorgetti temono ripercussioni sui mercati se la ratifica verrà ritardata. E in generale ritengono che l’Italia debba mantenere la parola data. Salvini ormai ha indossato (di nuovo) le vesti del rivoluzionario anti Ue e non pare disposto a fare passi indietro. Il leader della Lega, però, non è solo. Suo parziale alleato è Fazzolari, sottosegretario alla presidenza in quota FdI e “portavoce” delle idee della Meloni su questi temi. Fazzolari non è estremo come Salvini, ma in ogni caso spinge per rinviare la ratifica del Mes a gennaio.
Risultato, dall’odg dei lavori del governo di questa settimana la ratifica del Mes è sparita. Prima si aspetta di vedere che cosa succederà con il Patto di Stabilità. Meloni è stata chiara: nessuna decisione verrà presa se prima non si otterranno modifiche soddisfacenti nel nuovo PdS europeo. La premier da una parte vuole mantenere buoni rapporti con Bruxelles, e quindi ratificare un fondo che, come lei stessa ha affermato a più riprese, in teoria non dovrebbe mai essere utilizzato. Dall’altra, vuole evitare che le venga rinfacciato un voltafaccia abbastanza clamoroso. Le sue posizioni riguardo al Mes erano molto dure. Ci sono filmati e dichiarazioni che potrebbero essere usati per attaccarla. Soprattutto da Salvini. Quindi prima della ratifica vuole ottenere risultati significativi sul Patto di Stabilità. Per mettere sul piatto argomenti concreti. (continua dopo la foto)
“Non posso rinunciare a mostrarmi coerente”, ha spiegato. Mentre la Lega è pronta a sottolineare il cambio di posizione sul trattato, sfilandosi di fatto dalla decisione di ratificarlo. Intanto Fitto, che con l’Europa deve trattare ogni semestre decine di miliardi sul Pnrr, afferma che il via libera al Mes è inevitabile. Ancora più netto il capogruppo di Forza Italia Barelli, che vorrebbe la ratifica già il 14 dicembre: “Può essere utile per rasserenare gli altri Paesi e ottenere una risposta positiva alle nostre richieste sul Patto”. Ma Palazzo Chigi insiste: si può ratificare il Trattato prima di Natale solo se arriveranno aperture sul Patto di Stabilità. In ogni caso, Meloni vuole una risoluzione che imponga di passare dal Parlamento per l’eventuale utilizzo del Fondo Salva Stati. In questa situazione, la ratifica potrebbe arrivare grazie al sostegno decisivo del Pd. Una prospettiva che la Premier vorrebbe evitare a tutti i costi.