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“Meglio spogliarsi su internet!” Sola con una figlia di due anni, costretta a lasciare il lavoro… Una storia “moderna”

Pubblicato il 07/12/2023 16:56 - Aggiornato il 07/12/2023 17:03

Per raccontare questa storia, innanzitutto va spiegato cos’è Onlyfans: un social atipico a cui ognuno può accedere gratuitamente per aprire una propria pagina. O per vedere quelle degli altri. I soggetti “attivi” possono pubblicare contenuti non censurati. La sfida di chi apre un profilo è quella di avere persone disposte a pagare un abbonamento per accedere alla loro pagina. Dove di solito, come è logico, appaiono contenuti piccanti. Altrimenti è difficile raccogliere follower, ed è solo grazie ai follower che si può guadagnare. Con 50 iscritti al proprio profilo, si guadagnano 500 euro al mese. Chi ne ha milioni può guadagnare come il manager di una grande azienda. Nel mezzo, una folla di persone che cercano di emergere. E tante ragazze e ragazzi che in questa sorta di esibizionismo online, se vogliamo definirlo così, vedono una scorciatoia per un facile guadagno. (continua dopo la foto)

Ma non è sempre così. La notizia che arriva da Torino si aggiunge ad altre simili e ha un retrogusto triste. E ci offre uno spaccato cupo e preoccupante sulle condizioni dei lavoratori nel nostro Paese. Nell’Italia di oggi, con gli stipendi al palo da trent’anni, per crescere la figlia di due anni una giovane mamma è stata costretta a lasciare il lavoro precario. E ad aprire una sua pagina su Onlyfans. E’ la storia di Giulia F., una ragazza di 32 anni che ha raccontato a La Stampa le sue difficoltà. Ed è una storia che dovrebbe indignare, ma oggi sembra quasi che tutto questo sia normale. Ci stiamo abituando a sprofondare senza reagire. “Avevo un contratto part time per poco più di 700 euro al mese”, ha spiegato Giulia. “E dovevo anche pagare le spese per arrivare ogni giorno sul luogo di lavoro”.

Impossibile sopravvivere con quella cifra in una grande città, oltretutto con una figlia da accudire. A peggiorare il quadro, il comportamento del padre della bambina. Che le ha lasciate sole, senza mai offrire un minimo aiuto economico. Originaria di un paesino in Calabria, la giovane mamma si è trovata sola e abbandonata da tutti. Così, in settembre, ha deciso di recarsi a una sede della Cgil e ha chiesto aiuto per compilare la pratica di dimissioni dal lavoro. Un impiego che le offriva troppo poco e le toglieva troppo tempo. A nulla sono valsi i tentativi dell’addetta del sindacato per dissuaderla. Perché quella di Giulia non è stata una scelta. La ragazza è stata praticamente obbligata a fare questo passo. E come altre donne in difficoltà, la sua unica possibilità è stata di aprire un suo profilo sul social “senza censura”. (continua dopo la foto)

“Non riuscivo a stare con mia figlia e non guadagnavo abbastanza”, ha spiegato Giulia. Ci ha pensato a lungo, non è stato facile. “Ma con Onlyfans”, ammette, “vivo meglio”. Parole che, lette in controluce, sanno di resa, di rassegnazione. Come se fosse tutto normale, sì. Come se tutto questo fosse inevitabile. E il problema è che forse lo è, in certi casi. La decisione è comprensibile, hanno spiegato dal sindacato. Con una figlia di due anni, Giulia avrebbe dovuto pagare un asilo nido e una baby sitter. Impossibile, con 700 euro al mese di stipendio. Così, quasi per gioco, la ragazza ha provato a postare qualche foto. E si è accorta che in quel modo poteva crescere sua figlia. Poteva starle vicino e offrirle una vita più tranquilla. “Il futuro?”, ha concluso Giulia. “Non so se avrò mai una pensione. Per ora va bene così. Poi si vedrà”.

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