“L’otto marzo 2022 è una giornata di lutto nazionale per la chiusura di centinaia di televisioni locali”, questo l’incipit dell’appello della REA, Radiotelevisioni Europee Associate, al Presidente della Repubblica e al Parlamento. L’associazione delle Emittenti Locali della U.E. richiama l’attenzione delle Istituzioni sull’utilità del sistema d’informazione locale italiano in caso di guerra.
(Continua a leggere dopo la foto)
Salvare le radio televisioni locali
L’Associazione cita la petizione lanciata lo scorso gennaio, in merito al salvataggio di 450 piccole e medie televisioni locali da chiusura certa. “È una tragedia nazionale di enorme portata costituzionale ed umana” secondo la REA, la quale chiama a raccolta le firme per sensibilizzare le Istituzioni rispetto alla mancanza di frequenze, agli elevati costi d’affitto della capacità trasmissiva e sulla discriminatoria ripartizione del “fondo per il pluralismo dell’informazione e nuove tecnologie (DRP 146/17), la quale ha assegnato l’80,75% dei contributi statali ad un ristrettissimo numero di emittenti che, negli anni passati, ha già incassato circa 770 milioni di euro, lasciando sul lastrico le rimanenti 1.450 emittenti di settore.
(Continua a leggere dopo la foto)
Utili in caso d’emergenza
“La sicurezza è un bene primario di rilievo costituzionale e come tale rappresenta una fondamentale esigenza di sessanta milioni di cittadini, a cui deve provvedere il Capo dello Stato, in qualità di Comandante delle Forze Armate.” recita il comunicato, richiamando l’eguaglianza formale e sostanziale tra i cittadini nella fruizione dei mezzi informativi locali. “Nelle calamità naturali e in qualsiasi altro evento emergenziale per lo Stato i servizi informativi locali sono tanto più preziosi quanto più le radio e tivù sono piccole. Rispetto alle grandi Reti la differenza la fa la rapidità d’intervento per la preziosa presenza delle locali italiani in ogni angolo del Paese.” continua poi l’Associazione.
(Continua a leggere dopo la foto)
Essenziali in caso di guerra
L’appello della REA pone l’accento anche sull’importanza tattica che avrebbero le emittenti nei casi più estremi, ricordando come in caso di un malaugurato scenario di guerra (o di colpo di stato), abbattere la Torre televisiva RAI sarebbe molto semplice, mentre abbattere 1.600 emittenti radiotelevisive locali, con i suoi 12mila impianti, sarebbe invece cosa complicatissima se fossero potenziate tecnologicamente e adeguatamente sostenute.
(Continua a leggere dopo la foto)
Le richieste al Parlamento e al Presidente della Repubblica
Alla luce dei nuovi accadimenti in ambito internazionale e preso atto dello stato di guerra in Ucraina, la REA chiede alle Istituzioni di soprassedere alla chiusura forzata delle emittenti locali fino alla fine della guerra Russia-Ucraina, con il duplice scopo di garantire sia la sicurezza dei cittadini per i servizi informavi, sia per rivedere la complessa normativa relativa allo switch del DVB/T2 e del collegato Decreto del Presidente della Repubblica 146/17 ai fini dell’eliminazione degli ostacoli di ordine economico nei confronti delle piccole e medie emittenti locali, evitando un un disastro occupazionale preannunciato che riguarderebbe circa 5.000 dipendenti e più di 1.000 giornalisti su tutto il territorio nazionale.
Potrebbe interessarti anche: “Ripristinare lo stipendio”. Un’altra sentenza del TAR in favore dei sospesi