È normale avere sviluppato problemi fisici dopo la vaccinazione che continuano a trascinarsi nonostante il passare dei mesi? È giusto che in Italia si continui a ignorare le persone che, dopo la somministrazione, hanno visto la loro vita stravolta? Domande che attraverso le pagine del Paragone continuiamo a porci da mesi, consapevoli della gravità di una situazione che continua a essere nascosta, in maniera sempre più goffa, agli occhi della maggior parte degli italiani. E che ha trovato conferma in queste ore anche in una lettera pubblica da Repubblica: “Ho 28 anni e ho fatto tre dosi di vaccino, con vaccini tutti diversi. Dopo qualche giorno dall’ultima dose sono comparsi alcuni linfonodi ingrossati, che permangono ancora a circa un anno di distanza: uno all’inguine (doloroso e fastidioso), l’altra sotto il costato sinistro e gli altri in diversi punti del corpo. Non andranno più via? Ho fatto le analisi del sangue tre volte e non sono emersi problemi”. (Continua a leggere dopo la foto)
Questo il contenuto del messaggio scritto da un ragazzo, comprensibilmente preoccupato per il peggioramento delle sue condizioni di salute dopo la somministrazione dei farmaci anti-Covid. Una lettera alla quale ha risposto Carmelo Carlo-Stella, capo Sezione Linfomi e Mieloma dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Professore ordinario di Ematologia presso Humanitas University. (Continua a leggere dopo la foto)
“Che dei linfonodi si ingrossino per un breve periodo di tempo – ha spiegato Carlo-Stella – dopo un vaccino (di qualsiasi tipo) è del tutto normale. I linfonodi, infatti, sono la sede della risposta immunitaria, dove avviene la produzione di anticorpi. Osserviamo la comparsa di linfonodi ingrossati solitamente vicino al sito di inoculazione, più frequentemente nei bambini: nella maggior parte dei casi la risposta immunitaria comincia nei sette giorni che seguono la vaccinazione e dopo questo periodo i linfonodi tendono a tornare delle dimensioni normali”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Una persistenza dei linfonodi ingrossati così a lungo, come riporta il lettore, è quindi insolita – ha ammesso l’esperto – ed è corretto che il medico abbia visitato il paziente per accertarsi che si trattasse effettivamente di linfonodi, se fossero piccoli o grandi, dolenti o meno. Nella fase immediatamente successiva, è necessaria la prescrizione di esami del sangue, per accertarsi che non vi sia un’infezione in atto. E, a seguire, l’esecuzione di un esame ecografico per indagare le caratteristiche dei linfonodi e procedere, se necessario, ad una biopsia linfonodale”.
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