Siamo alle solite. Dell’Unione Europea non possiamo fidarci, inutile cercare il dialogo. Inutile proporre soluzioni che tanto vengono regolarmente respinte. Se n’è accorta anche Giorgia Meloni, dopo la bocciatura della sua linea di buon senso. La revisione del bilancio europeo è necessaria per affrontare la crisi che attanaglia diversi Paese dell’Unione, questo è evidente. E l’Italia aveva individuato due ambiti prioritari: la nascita del fondo Step per fornire aiuti alle imprese e un intervento serio e concordato sulle politiche migratorie. Ma ancora una volta le proposte del nostro governo, quelle che stavano più a cuore al Presidente del Consiglio e alla sua maggioranza, non hanno ottenuto consenso. (continua dopo la foto)
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L’Italia dovrà affrontare una strada impervia verso i negoziati per ridefinire la revisione del bilancio continentale. Una parete liscia e ripida. Lo dimostrano le risposte ricevute in questi giorni. Inutile ripetere quante volte siamo rimasti soli di fronte alle ondate di sbarchi provenienti dall’Africa. La Von der Leyen aveva aperto uno spiraglio, ma ieri dal bilancio per le politiche migratorie sono stati sottratti 4 miliardi. Da 12,5 a 8,5. Un segnale preciso per Roma. Ma la voce più sconcertante è un’altra: riguarda la sparizione di 10 miliardi dal fondo Step destinato a sostenere la competitività delle imprese europee. Era questa la priorità del nostro governo. (continua dopo la foto)

Ebbene, i soldi sono spariti e le imprese, ancora una volta, sono rimaste sole. Dei 10 miliardi originariamente previsti, ne è avanzato solo 1,5. Oltretutto destinato unicamente alla difesa. Su questo punto anche Giorgia Meloni dovrebbe riflettere: l’appoggio incondizionato all’invio di armi in Ucraina non ha prodotto risultati sul piano militare, ma ha penalizzato i conti di tutti i Paesi europei. Nell’ultimo testo presentato, non ci sono i soldi per le imprese ma sono rimasti intatti i 50 miliardi da destinare all’Ucraina (17 a fondo perduto e 33 come prestito). Su questo e sull’entrata di Kiev nella Ue l’unico vero scoglio è rappresentato dal Premier ungherese Orban, contrario a queste ipotesi. Sta di fatto che mentre vengono stanziati altri 50 miliardi per Zelensky, dopo tutto ciò che già è stato fatto con risultati scadenti, si toglie linfa all’economia e alle imprese dei Paesi europei. (continua dopo la foto)

Dunque, le politiche economiche europee e le scelte sull’utilizzo del bilancio – più di mille miliardi stanziati per il periodo 2020/2027 – appaiono miopi e squilibrate. A parte il caso Ucraina, come sempre si antepongono gli interessi e i diktat di alcuni alle problematiche, anche urgenti, di altri. A noi Bruxelles riserva continue umiliazioni. L’importante è assecondare i diktat tedeschi. Come di consueto lo stop agli aumenti e agli aiuti viene principalmente da Berlino, dalla sua ossessione per i conti pubblici. E all’orizzonte, per il nostro governo si prospetta un altro scenario da incubo: alcuni Paesi infatti vorrebbero dedurre il costo degli interessi dal pagamento delle prossime rate del Pnrr. Una follia alla quale Roma si oppone fermamente. Ma a quanto pare, per ora, senza trovare sostegno.