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“Le mascherine non scompariranno”. La ‘trappola’ lasciata da Speranza scatterà il primo ottobre

Pubblicato il 29/09/2022 11:33 - Aggiornato il 29/09/2022 11:47

Addio mascherine. O meglio, quasi. Perché se è vero che a partire dal mese di ottobre, salvo clamorosi ripensamenti, cadrà l’obbligo di indossare le protezioni per il viso sui mezzi pubblici, negli ospedali e nelle Rsa, in realtà vedremo ancora immagini di persone con il volto coperto. Dove? A scuola, dove ancora le regole in vigore obbligheranno, in caso di contatto con dei compagni positivi, gli alunni a sedere sul banco con il bavaglio per dieci giorni consecutivi.

Nonostante le mascherine siano state abolite un po’ dappertutto, in linea con un netto calo nel numero dei ricoveri a certificare come il Covid oggi non faccia più paura, la scuola resterà quindi l’ultimo baluardo degli odiati dispositivi. Un passaggio, questo, che non ha mancato di suscitare polemiche da parte di tante famiglie, che hanno chiesto a gran voce: perché lasciare l’obbligo di mascherina per 10 giorni ai ragazzi in caso di contatto con un positivo quando la stessa quarantena per chi ha contratto il virus è stata ridotta a 5?

Non manca chi ha poi sottolineato la totale inutilità della disposizione. Le mascherine non sono certo sufficienti, da sole, a schermare i compagni di eventuali infetti, che resteranno invece a volto scoperto per tutta la durata delle lezioni. Anche a voler cercare del buono, insomma, in questo provvedimento non si vede proprio un briciolo di senso logico. Il tutto mentre ci si chiede se davvero il ministro della Salute Roberto Speranza abbia davvero mollato il colpo o abbia in serbo qualche ultima sorpresa.

In queste ore il braccio destro di Speranza, Walter Ricciardi, ha sottolineato come gli anziani e i fragili potrebbero “fare le spese di questa rinuncia alla lotta”. Aggiungendo poi che il numero di dosi fatte fin qui sarebbe insoddisfacente. La conferma di un inquietante trasformazione: i provvedimenti pensati inizialmente a garanzia dei più deboli si sono trasformati, col passare dei mesi, in condanne, visto il rifiuto di considerare superata l’emergenza. Una mentalità ancora forte in tanti decisori pubblici. E che in molti temono possa riaffiorare anche durante il prossimo governo Meloni.

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