C’è chi ancora non si rassegna alla fine del Conte bis e al tramonto di un possibile ter, con l’avvento del fedelissimo della Troika Mario Draghi a Palazzo Chigi. E c’è un Paese costretto, nel frattempo, a fare i conti con l’eredità dell’Avvocato del Popolo, macerie sulle quali ricostruire sarà difficilissimo. I tavoli di crisi ancora aperti sul tavolo del ministero dello Sviluppo Economico, fin qui in mano a Patuanelli e domani chissà, sono oltre cento, 102 per la precisione. E spaziano dall’ex Ilva alla Whirpool, in attesa che una soluzione piova improvvisamente dal cielo.
Il modello adottato per affrontare i nodi ancora da sciogliere è quello del tandem pubblico-privato, sulla falsariga di quanto visto per l’ex-Embraco di Chieti. Una strada però tutta in salita considerando le difficoltà che si sono aggiunte a quelle, già tante, precedenti alla crisi economica e sanitaria. I risultati raggiunti, fin qui, sono stati modestissimi su quasi tutti i fronti, con l’auspicio costante di un investore privato che, come il principe azzurro delle favole, arrivi all’improvviso a scrivere un lieto fine. Speranza puntualmente naufragata.
La caccia, nonostante le premesse, continua su tanti fronti. Si cercano investitori per Goldoni, per la Semitec, per Ami-Acque. Officine Maccaferri ha visto arrivare un’offerta da un gruppo di fondi guidati da Carlyle, mentre per Meridbulloni di Castellamare di Stabia si è fatto avanti il gruppo Vescovini. Con capitoli come l’ex Ilva di Taranto ancora in alto mare, ci sono poi pratiche considerate chiuse e che invece potrebbe tornare a pesare. Secondo Il Tempo, la crisi di governo potrebbe rallentare pesantemente la chiusura di fronti come Stefanel e Corneliani.
Il bilancio complessivo è tutt’altro che roseo. I tavoli aperti davanti al Mise da oltre tre anni sono 70, 28 quelli che impegnano il ministero da oltre sette. Tra le missioni quasi impossibili, il caso Whirpool di Napoli, con 330 lavoratori per i quali la multinazionale americana intende avviare la procedura di licenziamento a partire dal prossimo 1 aprile, e la Treofan di Terni. E poi vertenze pesanti, come quella con Jsw sulla ricoversione industriale dello stabilimento siderurgico di Piombino (1.600 i dipendenti a rischio) o i 2000 lavoratori di Goldoni. Un lascito niente male, quello dei governi Conte.
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