Ogni volta che si mette in moto lui, i Cinque Stelle si ritrova puntualmente nei guai. Perché l’avvocato Lorenzo Borrè, alla fine, riesce sempre a spuntarla, tanto da essersi guadagnato il titolo di “bestia nera del Movimento”. Un soprannome ancora più veritiero oggi che il legale è riuscito a mettere con le spalle al muro i nuovi vertici grillini, arrivando a far decadere l’ex premier Giuseppe Conte dal ruolo di leader che gli era appena stato attribuito. Il portavoce delle battaglie di tanti espulsi e dissidenti che chiedono, semplicemente, il rispetto delle regole, sempre e comunque.
Come ricostruito da Luciano Capone sulle pagine del Foglio, lo scontro tra Borrè e il Movimento ha radici antiche, che risalgono a quando l’avvocato, deluso dal comportamento degli onorevoli grillini una volta arrivati nelle stanze del potere, aveva deciso di iniziare a difendere i militanti espulsi da Grillo e Casaleggio. Inanellando una lunga serie di vittorie in tribunale che sono costate al Garante migliaia di euro tra risarcimenti e spese legali. Nel 2016, il legale aveva difeso con successo tre pentastellati cacciati senza una motivazione valida e, lo stesso anno, 23 militanti a Napoli. L’anno successivo aveva invece preso le parti di Marika Cassimatis, dopo che Grillo aveva annullato le sue “comunarie” sul blog.
Lo scorso anno, una vittoria clamorosa: partendo da una causa in cui difendeva in Sardegna la consigliera regionale Carla Cuccu, espulsa dall’allora reggente Vito Crimi, Borrè era riuscito a spazzar via tutte le cariche del M5s a causa degli errori commessi dai vertici nel passaggo tra vecchio e nuovo statuto. Da lì era nata una crisi di portata colossale, risolta soltanto con l’avvento di Conte che, nel frattempo, aveva dovuto fare i conti con un agguerrito Casaleggio, riuscendo a spuntarla con molta fatica per imporsi come nuovo leader del Movimento. Almeno, per un po’.
Ora, con la spallata a Conte, l’ennesimo capitolo di una storia di estenuanti bracci di ferro vinti, puntualmente, da Borrè. Contro il quale l’ex premier ha schierato una lunga lista di principi del foro, nel tentativo di riprendersi lo scettro perduto. E con Grillo consapevole, però, di quanto sia difficile spuntarla quando c’è di mezzo l’avvocato “bestia nera del Movimento”.
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