Circa un mese fa il senatore William De Vecchis ha sbattuto la porta alla Lega per entrare nel gruppo Italexit di Gianluigi Paragone. Ma non è stato l’unico. Anche Emanuele Ricchi, vicesindaco di Subiaco Guidonia Arianna Cacioni, Claudio Barbaro e l’eurodeputata Luisa Regimenti, che in pieno Covid era la responsabile del partito per la Sanità, hanno salutato il Carroccio. Una vera e propria transumanza così spiegata dal senatore De Vecchis: “La Lega a Roma e nel Lazio è morta”. Dopo il misero 5,9% ottenuto alle Comunali di Roma, il dibattito interno per l’analisi del voto si è trasformato in un vero e proprio processo. Claudio Durigon è l’imputato numero uno, sottosegretario e poi coordinatore regionale della Lega, nonché artefice delle trattative con Fratelli d’Italia per la scelta dei candidati al Comune, nonché amico personale di Matteo Salvini.
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De Vecchis non le manda a dire
Proprio il nuovo entrato di Italexit, William De Vecchis, tramite un duro attacco al suo ex partito ci aiuta a capire meglio la situazione: «La Lega nel Lazio è morta. È stata gestita in maniera scomposta, i dirigente del Lazio non hanno le caratteristiche per gestire un partito. Non hanno caratura che meritava una struttura così importante. E il fallimento della gestione Durigon è sotto gli occhi di tutti. Mi aspettavo il commissariamento del partito e invece sono andato via perché non mi sono voluto rendere complice di questa gestione Durigon: pensa di stare in un sindacato e non un partito. Il partito è fatto di contenuti e programmi elettorali e se uno pensa di scimmiottare la Lega con gli stessi contenuti del nazionale, l’errore è palese».
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Il senatore continua poi aggiungendo che: «La maggior parte dei dirigenti di Durigon non hanno esperienza politica né elettorale. Mai confrontati con le urne. La politica non si inventa, è un esercizio complesso e che va svolto da chi ha esperienza. Si parte dal basso: se qualcun pensa di partire con candidature in parlamento sfruttando l’onda di un partito succede quello che succede: il castello crolla». Il neo parlamentare Italexit chiarisce anche la sua posizione in merito alle richieste di colloquio con Salvini prima del suo addio: «Ho chiesto un incontro senza esiti. E in una riunione di tutti i quadri regionali ho previsto il risultato di Roma: sono stato profetico ma criticato dalla dirigenza. Ho letto in anticipo quello che stava accadendo e Salvini ne paga le conseguenze. Ora prevedo anche una sconfitta nel 2023 per la presidenza della Regione. Con questo risultato non solo si perde ma si fa un tonfo mai visto».
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Nuovi progetti con Italexit
De Vecchis parla poi riguardo ai suoi programmi con Gianluigi Paragone ed il suo progetto politico: «Presenteremo un lista alle Regionali e alle Politiche. Sinceramente non vediamo un futuro roseo per questa classe politica per il Lazio: c’è una maggioranza di centrosinistra ferma e lontana dalle istanze dei cittadini e un’opposizione per essere buoni “molto distratta”. Basti ricordare le assenze misteriose durante il voto per il bilancio della Regione Lazio». Il senatore sottolinea quindi come il suo passaggio sia stata una scelta di cuore: «Dialogavo con lui per le sue posizioni anti governative non solo per il Green Pass ma anche per le politiche economiche. Inoltre non ho potuto votare il Decreto Industria per la presenza al suo interno del famoso art.7 che ha di fatto eliminato la clausola sociale per i lavoratori del Trasporto Aereo. Aggiungendo la mala gestione della vertenza Alitalia che ha portato alla nascita di Ita con una prima nazionalizzazione delle quote di maggioranza per poi sentire che Draghi metterà in vendita queste quote di strado, che sicuramente daranno acquisiste da aziende straniere e ciò comporterà che non avremo più una compagnia di bandiera ma non avremo neanche più i dipendenti Ita tutelati». De Vecchis conclude il suo intervento con uno sguardo positivo al futuro: «I sondaggi ci danno al 3%, Mattero Renzi è al 2,5. Il partito nato da poco e stiamo aggregando società civile e politici che hanno capito che è il momento di riportare la centralità tra i cittadini e non più nel palazzo».
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“Abbandonare la nave!”
Ma la lista degli abbandoni non è finita. Dal lungo post di Vittorio Ciaramaglia (foto sotto) si evince tutta l’insoddisfazione del Direttivo di Sabaudia, che si è poi dimesso in blocco. I toni sono molto duri ed accesi: “Catapultati in Parlamento dal sistema proporzionale senza preferenze.. sul petto i gradi da generale senza mai aver indossato la divisa o sparato un colpo … e vi permettete pure di organizzare eventi dal titolo “La voce dei territori”.
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Non solo politici
Anche in Rai c’è un nutrito gruppetto che si sta accingendo a mollare in blocco Matteo Salvini. Dai mega direttori ai semplici “capi”, sono in molti prendere le distanze dal sempre più solo Capitano: “Lo si vedrà molto presto, a cominciare dalle prossime nomine interne ai tg” spiega una fonte molto ben informata sui fatti. Del resto si sa, la Rai anticipa sempre i tempi, fungendo da cartina tornasole del Paese. Insomma, la Lega non sembra passarsela molto bene. Oltre alle clamorose perdite di consenso nei sondaggi, il partito capitanato da Matteo Salvini si affaccia a quella che sembra assumere sempre più i contorni di una vera e propria debacle su diversi fronti. Come dicevano gli antichi: “chi semina vento, raccoglie tempesta”, e il Capitano di vento ne ha seminato parecchio.
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