x

x

Vai al contenuto

“Sono già pronti a spartirsi il potere”. Destra e sinistra attovagliati. La FOTO dello scandalo

Pubblicato il 25/08/2022 15:44 - Aggiornato il 25/08/2022 16:57

Il Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione è dal 1980 una delle migliori occasioni per gli esponenti dell’establishment politico e governativo per “sfilare” assieme e farsi due chiacchiere per decidere in pace ed armonia le future sorti del Paese. L’incontro tra i leader dei maggiori partiti attualmente in corsa, ha di fatto aperto la campagna elettorale degli esponenti del Sistema.
(Continua a leggere dopo la foto)

Tutti presenti

Non mancava quasi nessuno l’altro ieri al tavolo sotto l’ombrellone piazzato sul retro del Meeting di Rimini. Al confronto c’erano Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia ed Enrico Letta del PD, Matteo Salvini della Lega, Antonio Tajani di Forza Italia, Ettore Rosato per i renziani di Italia Viva e, niente popò di meno, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a rappresentare il suo partitino alleato coi dem dato nei sondaggi allo 0.7%. Non poteva mancare anche il sempiterno ciellino Maurizio Lupi, la cui formazione centrista viene data all’1%. Tutti insieme appassionatamente, intorno allo stesso tavolo, prima di salire sul palco per dire la loro.
(Continua a leggere dopo la foto)

Tranne uno

L’unico grande assente alla tavola rotonda è stato il leader del Movimento 5 Stelle. Ma non l’ha presa bene Giuseppe Conte, che non ha perso tempo a lamentarsi per il mancato invito dichiarando: “Siamo scomodi per un certo sistema che vuole escluderci e oscurarci”. Curioso che l’ex Presidente del Consiglio chiami in causa lo stesso sistema di cui ha fatto parte come capo del governo per ben due volte di fila, sdoganando politiche sanitarie come lockdown, mascherine, e anticipando l’obbligo vaccinale: “Se come extrema ratio si dovrà ricorrere all’obbligo vaccinale non lo escludiamo affatto”, aveva affermato: a passare dalle parole ai fatti, poi, ci ha pensato Mario Draghi.
(Continua a leggere dopo la foto)

Nessun accenno alle politiche sanitarie

Il dibattito svoltosi al meeting di Comunione e Liberazione è stato equilibrato ed acquiescente, dai toni pacati e rilassati, accompagnato dal classico leit motiv di tutte le campagne elettorali: “Taglieremo le tasse”. Giorgia Meloni si becca gli applausi, mentre il rivale politico Enrico Letta – con il quale poco prima scambiava amabili chiacchiere sotto l’ombrellone – si prende i fischi del pubblico quando parla di istruzione, annunciando di voler proporre l’obbligo scolastico dall’infanzia alla maturità. Ovviamente nessuno tratta il tema dell’obbligo vaccinale o delle politiche sanitarie. E’ un tema troppo spinoso per buttarlo in pasto alla folla in un simile contesto.

Bipolarismo e “larghe intese”

Dal confronto avvenuto al meeting, sembra quasi che i maggiori leader dei due schieramenti, rispettivamente centrodestra e centrosinistra, vogliano ergersi a “big” di un futuro bipolarismo. Sia Giorgia Meloni che Enrico Letta, infatti, da un po’ di tempo non mostrano la minima reticenza nel cercarsi al telefono o nel pianificare incontro faccia a faccia. Anzi tutt’altro: si cercano e si trovano pure. Nell’epoca delle “larghe intese”, delle maggioranze ampie con tutti dentro e tutti d’accordo, le schermaglie tra partiti del Sistema risultano essere soltanto uno specchietto per le allodole.
(Continua a leggere dopo la foto)

Non importa chi vince, la strada è tracciata

La fotografia dei leader intorno allo stesso tavolo, a sorridersi prima di un confronto in cui dovrebbero scontrarsi, è l’emblematica rappresentazione di una politica senza identità, fatta di accordi ed accondiscendenza, in barba a quegli elettori che ancora credono che ognuno porti avanti i propri interessi. D’altro lato lo ha detto lo stesso Mario Draghi durante il suo intervento al Meeting: “La via è tracciata. L’Italia ce la farà chiunque vinca”. Come a dire “non importa chi sale al governo, l’agenda da seguire è già stata decisa, ed è la mia”.

Potrebbe interessarti anche: “Ecco cosa ci aspetta a settembre”. Gli orfani del Covid lanciano l’allarme e preparano nuove restrizioni