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“La crisi del gas è figlia delle privatizzazioni”: a cosa ci hanno portato le folli svendite di Draghi & co.

Pubblicato il 09/09/2022 13:32

Oggi che i giornali di tutta Europa parlano insistemente della crisi del gas, dipingendo un inverno durissimo per le famiglie, faremmo bene a ricordare di come, in un passato non troppo remoto, la situazione era ben diversa. La filiera della produzione, del trasporto e della distribuzione tanto del gas quanto dell’elettricità era stata nazionalizzata ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione, divenendo oggetto della “proprietà collettiva demaniale del popolo”, sottratta in questo modo alle bizze del mercato, con le sue variazioni improvvise che avrebbero potuto mettere in difficoltà gli italiani. Un’epoca che sembra ormai lontanissima.

Come ricordato da Paolo Maddalena sulle pagine di Tpi, la gestione della filiera era stata affidata a due enti pubblici, Eni ed Enel, che non avevano il compito di ammontare profitti ma soltanto coprire i costi vendendo il prodotto “a tariffa”. Il ricavato finiva in ogni caso nelle casse dello Stato. Un periodo storico durante il quale l’Italia viaggiava verso il boom degli anni Sessanta, successivamente spazzato via dalle privatizzazioni.

Agli inizi degli anni Novanta, iniziò a imporsi l’idea che tutto dovesse finire sul libero mercato. Una trappola nella quale cadde anche l’Italia, presa per la gola dall’Europa che minacciava di escluderla dall’Unione. E della quale si fece sponsor l’attuale premier Mario Draghi, tra i protagonisti di quella stagione di privatizzazioni scellerate nonostante oggi in molti facciano finta di non ricordarlo. Eni ed Enel vennero così trasformate in Società per azioni nel 1992 dal governo Amato. L’inizio di un disastro di cui paghiamo oggi le conseguenze.

Colpo di grazia fu poi il “decreto Letta” del 2000, che “liberalizzò” la produzione e la distribuzione del gas in modo da renderlo più utile per gli operatori del settore che per gli italiani, e il “decreto Bersani”, che ebbe le stesse conseguenze nel ramo dell’energia. Se oggi ci troviamo a dover pensare a razionamenti e riscaldamenti spenti per far fronte alla crisi, la colpa è anche nostra. E di chi ancora oggi finge di non riconoscere i volti dei protagonisti della svendita dei nostri tesori.

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