Di Diana Romano
L’Edilizia Residenziale Pubblica è circondata da disinformazione, che scredita prima di tutto gli inquilini. Sembra che tutti i mali del mondo affondino le proprie radici nelle periferie, ma non è così, purtroppo sono a monte e anche queste ultime ne sono vittime. I problemi relativi al mondo degli alloggi ERP in Italia sono ben noti, ma pochi ne conoscono la reale portata. Morosità, abusivismo, mancata manutenzione, incremento degli alloggi sfitti e supporto sociale inadeguato si alimentano a vicenda nel grande circolo vizioso della pubblica amministrazione.
La situazione non è certo migliore per quanto riguarda l’abusivismo: la media nazionale è del 5,9% e il fenomeno riguarda in particolar modo le grandi città del centro e del Sud Italia (Roma, Napoli, Palermo, Catania), la cui percentuale si aggira intorno al 9%, contro il 2% del Nord. A Milano gli alloggi occupati sono circa 3.500, mentre a Roma si arriva fino a 10mila. Se a questo si aggiunge l’aumento crescente della vendita di immobili a privati da parte degli IACP si comprende la gravità della situazione. In Italia è ancora regolamentata dalla Legge 560/1993, che prevede prezzi ben lontani da quelli attuali di mercato. Le case popolari in Italia sono poche. Attualmente il settore pubblico ospita 750mila abitanti, mentre sono 1,7 milioni le persone che chiedono di accedere a una casa. Queste sono le conseguenze di un problema più profondo, che trova le sue radici nel modo in cui concepiamo il sistema residenziale pubblico: un’incuria generalizzata che ha effetti disastrosi sia sulle amministrazioni, che preferiscono vendere gli immobili piuttosto che riqualificarli perché non conviene economicamente; sia sugli inquilini, diretti interessati del crescente calo di alloggi disponibili.