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Mascherine, lo psicologo spiega perché molti le usano anche senza obbligo

Pubblicato il 29/05/2022 20:00

di David Conversi, Psicologo e professore dell’Università La Sapienza di Roma

La narrazione mediatica della pandemia COVID ha terrorizzato gran parte della popolazione, spingendola a osservare in modo pedissequo le misure di presunta mitigazione del contagio. Tra queste misure, la mascherina, sebbene di dubbia utilità come dispositivo di protezione, è stata, ed è tuttora, molto utilizzata. Chi la indossa, non solo si sente più sicuro, ma invia anche un messaggio volto a preservare la propria immagine sociale. Non a caso il ministro Bianchi, commentando il permanere dell’obbligo di mascherina nelle scuole, ha parlato di misura educativa, più che sanitaria. L’abitudine a portare le mascherine è radicata al punto che molti continuano a indossarle, in assenza di obbligo, anche all’aperto. Non è difficile, infatti, vedere persone con la mascherina nei parchi o anche da soli nella loro macchina. Quali sono le cause di questo fenomeno? Quali le sue conseguenze a lungo termine?


L’abitudine è un comportamento ripetuto così spesso da diventare quasi automatico. Le abitudini “partono in sordina”, sono difficili da controllare e, come sappiamo tutti, resistono al cambiamento. In questi ultimi mesi, l’abitudine a indossare la mascherina si sta rivelando particolarmente resistente e le cause vanno ricercate nei suoi diversi “effetti” sulla persona.


Il primo effetto è quello di rassicurazione; chi, complici i media, ha una radicata credenza nella pericolosità del COVID, prova ansia a togliere la mascherina perché teme il contagio e la morte; indossare la mascherina, pur non garantendo la prevenzione del contagio, gli offre, tuttavia, un temporaneo sollievo dall’ansia. In altre parole, è la riduzione dell’ansia, e non del reale rischio di ammalarsi, che mantiene nel tempo l’abitudine di portare la mascherina, e tale abitudine, a sua volta, impedisce la revisione delle credenze sulla pericolosità del covid, perpetuando il problema. Si capisce, dunque, che tanto più si alimenta la paura del covid nella popolazione, ad esempio tramite i media, tanto più a lungo questo fenomeno durerà.


La mascherina, inoltre, può dare sollievo a preesistenti problemi di ansia sociale. Chi ha questo problema, infatti, si sforza, in generale, di evitare le situazioni sociali perché teme di apparire inadeguato e perciò essere preso in giro o rifiutato. Ma la credenza nella propria inadeguatezza si mantiene inalterata proprio perché la persona evita le situazioni sociali, impedendo, di fatto, il concreto miglioramento delle sue abilità sociali. Una delle cose più temute da chi soffre di ansia sociale è mostrare la vergogna, emozione che si manifesta visibilmente nel rossore del viso, e che ritiene prova lampante della propria inadeguatezza. Qui, la mascherina offre un balsamo inatteso, infatti, coprendo parzialmente il volto, essa reca sollievo da una minore “leggibilità” delle emozioni. Va da sé, che questo sollievo ha un costo, infatti mantenere la mascherina contribuisce al perpetuarsi del problema.


Una terza causa del persistente uso della mascherina ha a che fare con la “regolazione” dell’autostima. Ostinarsi a portare la mascherina con esasperato civismo, infatti, ostenta l’appartenenza ai “buoni cittadini”, con conseguente disprezzo e risentimento verso chi, pur rispettando la legge, ha deciso di toglierla. Ciò è particolarmente accentuato nelle persone che “compensano” una bassa autostima mediante l’adesione conformistica al mainstream.


Gli psicologi dovrebbero contribuire al superamento di questa abitudine nociva per la salute fisica, oltre che mentale, ad esempio per l’esposizione cronica ai materiali sintetici delle mascherine, alla CO2 e ai microorganismi che vi si accumulano. Purtroppo, non si vedono iniziative in tal senso, anzi, c’è totale acquiescenza degli Ordini al conformismo dilagante.